[…] Per la prima volta ho assistito con i nostri alleati a Bruxelles all’alzabandiera della Finlandia presso la sede della NATO. Il Presidente Niinistö ha dichiarato, e cito: “L’era del non allineamento militare in Finlandia è giunta al termine. Inizia una nuova era”.
È stato un cambiamento epocale, addirittura impensabile tornando indietro di un anno. Prima dell’invasione in grande stile della Russia in Ucraina, un finlandese su quattro sosteneva l’adesione del paese alla Nato. Dopo l’invasione, tre finlandesi su quattro si sono convinti dell’adesione. Non è stato difficile per i finlandesi calarsi nei panni degli ucraini. Avevano già vissuto la stessa condizione nel novembre 1939, quando l’Unione Sovietica ha invaso la Finlandia. Come l’operazione “speciale” del Presidente Putin contro l’Ucraina, la cosiddetta “operazione di liberazione” dell’URSS accusava falsamente la Finlandia di provocare l’invasione. Al pari dei russi con Kiev, i sovietici erano sicuri di conquistare Helsinki in poche settimane – tanto sicuri che Dmitri Shostakovich compose musica per la parata della vittoria prima ancora dell’inizio della guerra d’inverno. Come Putin in Ucraina, allorché Stalin stentava a sopraffare la feroce e determinata resistenza dei finlandesi, passò a una strategia di terrore, incendiando interi villaggi e bombardando così tanti ospedali che i finlandesi cominciarono a coprire i simboli della Croce Rossa sui tetti. Alla stessa maniera dei milioni di rifugiati ucraini di oggi, centinaia di migliaia di finlandesi furono costretti a lasciare le proprie abitazioni a causa dell’intervento sovietico. Tra questi c’erano due bambini, Pirkko e Henri, le cui famiglie dovettero abbandonare le loro case in Carelia – i genitori del nostro ospite, il sindaco della città.
Per molti finlandesi, i paralleli tra il 1939 e il 2022 sono apparsi evidenti. Valeva un sentimento viscerale. E non si sbagliavano. Capirono che se la Russia violava i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite – sovranità, integrità territoriale, indipendenza – dando la misura del loro arbitrio in Ucraina, avrebbero messo in pericolo anche la pace e sicurezza della Finlandia. Anche noi lo abbiamo capito. Per questo motivo, nel corso del 2021, mentre la Russia aumentava le minacce contro Kiev e accumulava sempre più truppe, carri armati e aerei ai confini dell’Ucraina, abbiamo fatto ogni sforzo per ottenere da Mosca una de-escalation della crisi e risolvere le questioni attraverso l’azione della diplomazia. Il presidente Biden ha detto al presidente Putin che eravamo pronti a discutere delle comuni preoccupazioni in materia di sicurezza – un messaggio che ho ribadito più volte, anche di persona, al ministro degli Esteri Lavrov. Abbiamo fornito proposte scritte per ridurre le tensioni. Insieme ai nostri alleati e partner, abbiamo utilizzato ogni sede per cercare di prevenire la guerra, dal Consiglio NATO-Russia all’OSCE, dalle Nazioni Unite ai nostri canali diretti.
In questi incontri, abbiamo delineato due possibili percorsi per Mosca: un percorso diplomatico, che avrebbe portato a una maggiore sicurezza per l’Ucraina, la Russia e tutta l’Europa; oppure un percorso di aggressione, che avrebbe comportato severe conseguenze per il governo russo. Il presidente Biden ha chiarito che, indipendentemente dal percorso scelto dal presidente Putin, saremmo stati pronti. E se la Russia avesse scelto la guerra, ci saremmo impegnati a fare tre cose: sostenere l’Ucraina, imporre costi severi alla Russia e rafforzare la NATO, riunendo alleati e partner attorno a questi obiettivi. Mentre le nubi tempestose si addensavano, abbiamo incrementato l’assistenza militare, economica e umanitaria all’Ucraina. Prima nell’agosto 2021, e poi nuovamente a dicembre, abbiamo inviato attrezzature militari per rafforzare le difese dell’Ucraina, inclusi i missili Javelin e gli Stinger. E abbiamo schierato una squadra del Cyber Command degli Stati Uniti per aiutare l’Ucraina a proteggere dagli attacchi informatici la rete elettrica e le altre infrastrutture critiche.
Abbiamo preparato un insieme senza precedenti di sanzioni, alzato i controlli sulle esportazioni e innescato altre misure economiche per determinare severe e immediate conseguenze alla Russia in caso di un’invasione su larga scala. Abbiamo preso misure per non lasciare alcun dubbio sul fatto che noi e i nostri alleati avremmo mantenuto l’impegno a difendere ogni centimetro del territorio NATO. E abbiamo lavorato incessantemente al consolidamento dei rapporti con alleati e partner per aiutare l’Ucraina a difendersi, bloccando le mire di Putin su obiettivi strategici. Fin dal primo giorno del suo mandato, il presidente Biden ha spinto sulla ricostruzione e rivitalizzazione delle alleanze e delle partnership americane, sapendo che siamo più forti quando lavoriamo insieme a quanti condividono con noi interessi e valori. Prima dell’invasione russa, abbiamo dimostrato la potenza di queste partnership – coordinando le linee di pianificazione e strategia anti-aggressione, con la NATO l’UE il G7 e gli altri alleati e partner di tutto il mondo.
Durante le fatidiche settimane di gennaio e febbraio 2022, è diventato evidente che nessuno sforzo diplomatico avrebbe cambiato la decisione del Presidente Putin. Aveva scelto la guerra. Il 17 febbraio 2022 mi sono rivolto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per avvertire il mondo dell’imminente invasione russa dell’Ucraina. Nel mio discorso, ho delineato i passaggi che la Russia avrebbe intrapreso, tra cui la creazione di un pretesto e l’utilizzo di vari mezzi come missili, carri armati, truppe e attacchi informatici per colpire obiettivi pre-identificati, inclusa Kyiv. L’obiettivo era rovesciare il governo democraticamente eletto dell’Ucraina e cancellare la sua indipendenza come nazione. Sebbene avessimo sperato di essere smentiti, le nostre paure sono state confermate. Una settimana dopo il mio avvertimento, il Presidente Putin ha lanciato l’invasione.
Per tutta risposta, gli Stati Uniti hanno agito prontamente e risolutamente in un quadro di solidarietà con i nostri alleati e partner. Abbiamo mantenuto i nostri impegni sostenendo l’Ucraina, imponendo costi alla Russia e rafforzando la NATO. Insieme ai nostri alleati e partner, abbiamo lavorato per raggiungere questi obiettivi. L’Ucraina, con il nostro sostegno collettivo, ha difeso coraggiosamente il suo territorio, la sua indipendenza e la sua democrazia. La guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina si è rivelata un fallimento strategico, accusando significativamente la diminuzione del potere militare, economico e geopolitico della Russia e la sua influenza per gli anni a venire. Cercando di esibire forza, Putin ha rivelato invece debolezza. I suoi tentativi di dividere hanno solo unito. Quello che cercava di impedire, si è al contrario realizzato. È un risultato non è casuale giacché scaturisce dal coraggio e dalla solidarietà del popolo ucraino, come pure dalle azioni concrete e decisive intraprese da noi e dai nostri partner per sostenere il Paese. Inoltre, gli obiettivi strategici a lungo termine di Putin, consistenti nell’indebolire e dividere la NATO, si sono rivelati controproducenti. Prima dell’invasione russa della Crimea, e dell’Ucraina orientale nel 2014, la posizione della NATO rifletteva una convinzione condivisa circa il fatto che un conflitto in Europa fosse improbabile. Gli Stati Uniti e molti paesi europei avevano ridotto la loro presenza militare in Europa e la NATO considerava la Russia alla stregua di un partner.
Tuttavia, a seguito dell’invasione nel 2014 della Crimea e del Donbas, questa tendenza è mutata. Gli alleati si sono impegnati a spendere il due per cento del PIL per la difesa e hanno dispiegato nuove forze lungo il confine orientale dell’Alleanza atlantica in risposta all’aggressione russa. L’Alleanza ha accelerato la sua trasformazione proprio a seguito dell’invasione russa, non per costituire una minaccia o perché la NATO cerchi il conflitto. La NATO è sempre stata e sarà sempre un’alleanza difensiva. Tuttavia, l’aggressione, le minacce e le provocazioni nucleari della Russia ci hanno spinto a rafforzare la nostra deterrenza e quindi il nostro sistema di difesa. Poche ore dopo l’invasione, abbiamo attivato la Forza di Risposta difensiva della NATO. Nelle settimane successive, diversi alleati, tra cui il Regno Unito, la Germania, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Spagna e la Francia, hanno inviato tempestivamente truppe, aerei e navi per rafforzare il confine orientale della NATO. Abbiamo raddoppiato il numero di navi che pattugliano i mari del Nord e il Baltico, nonché il numero di gruppi di combattimento nella regione. Gli Stati Uniti hanno stabilito la loro prima presenza militare permanente in Polonia. E, naturalmente, la NATO ha aggregato la Finlandia come suo trentunesimo alleato, e presto aggregheremo la Svezia come trentaduesimo.
Mentre ci avviciniamo al Vertice della NATO a Vilnius, il nostro messaggio comune sarà chiaro: gli alleati della NATO sono impegnati a potenziare il loro schema di deterrenza e di difesa, la spesa per un dispositivo militare difensivo più potente e intelligente, i legami sempre più profondi con i partner dell’Indo-Pacifico. La porta della NATO è aperta ai nuovi membri, e rimarrà aperta. L’invasione della Russia ha anche spinto l’Unione Europea a fare di più, insieme agli Stati Uniti e alla NATO, più di quanto sia stato fatto in passato. L’UE e i suoi Stati membri hanno fornito all’Ucraina oltre 75 miliardi di dollari per garantire un adeguato sostegno militare, economico e umanitario. Ciò include 18 miliardi di dollari per l’assistenza in materia di sicurezza, dai sistemi di difesa aerea ai carri armati Leopard, alle munizioni. Coordinandosi strettamente con gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri partner, l’UE ha adottato le sanzioni più energiche mai viste, immobilizzando oltre la metà degli asset sovrani della Russia. Inoltre, le nazioni europee hanno accolto più di 8 milioni di rifugiati ucraini, ai quali non solo è stato concesso l’accesso ai servizi pubblici, ma anche il diritto di lavorare e studiare. […]
Blinken ha parlato di fronte a una platea qualificata – presente il sindaco della capitale, Juhana Vertiainen, e altre autorità – che aveva risposto all’invito del direttore dell’Istituto per gli Affari Internazionali della Finlandia, Mika Aaltola.
[Tradotto da il Domani d’Italia]