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‘Abbiate pietà di chi ha paura’: un’omelia difficile per Trump.

Il 21 gennaio Mariann Edgar Budde, vescova episcopale, nel suo servizio di preghiera inaugurale presso la Cattedrale di Washington ha usato parole molto accorate in difesa delle persone ‘che ora sono spaventate’.

La vescova Mariann Edgar Budde ha suscitato irritazione in Donald Trump e nei suoi alleati conservatori con un’omelia in cui ha esortato il neo-insediato presidente “ad avere pietà delle persone nel nostro Paese che ora sono spaventate”. Il suo discorso, impostato a un linguaggio di fede riflessivo e compassionevole, ha invitato a seguire l’insegnamento evangelico di amare il prossimo come se stessi, incoraggiando gli americani, in particolare i politici, a riflettere più profondamente sulle conseguenze delle proprie azioni.

Queste le sue parole più incisive: “Lasciatemi fare un ultimo appello. Signor Presidente, milioni di persone hanno riposto la loro fiducia in lei. E, come ha detto alla nazione ieri, ha sentito la mano provvidenziale di un Dio amorevole. Nel nome del nostro Dio, le chiedo di avere pietà delle persone nel nostro Paese che ora sono spaventate. Ci sono gay, lesbiche in famiglie democratiche, repubblicane e indipendenti … (Gli immigrati), puliscono i nostri edifici per uffici, lavorano negli allevamenti di pollame e negli stabilimenti di confezionamento della carne, lavano i piatti dopo i nostri pasti nei ristoranti e lavorano di notte negli ospedali,— loro potrebbero non essere cittadini o avere la documentazione appropriata, ma la stragrande maggioranza degli immigrati non sono criminali. Pagano le tasse e sono buoni vicini. Sono membri fedeli delle nostre chiese, moschee, sinagoghe, gurdwara e templi”.

E ha concluso: “Le chiedo di avere pietà, signor Presidente, di coloro nelle nostre comunità i cui figli temono che i loro genitori vengano portati via, e aiutare coloro che fuggono dalle zone di guerra e dalle persecuzioni nelle loro terre a trovare compassione e accoglienza qui. Il nostro Dio ci insegna che dobbiamo essere misericordiosi con lo straniero, perché un tempo eravamo tutti stranieri in questa terra. Possa Dio concederci la forza e il coraggio di onorare la dignità di ogni essere umano, di dire la verità l’uno all’altro con amore e di camminare umilmente insieme a Dio per il bene di tutte le persone in questa nazione e nel mondo”.

La guida spirituale della storica diocesi episcopale di Washington non è nuova a questo genere di esternazioni, avendo sempre avuto il coraggio di proclamare verità scomode nei momenti più difficili.  A due anni dall’inizio del primo mandato presidenziale di Trump, la vescova si unì ad altri leader episcopali per criticare “l’escalation di retorica razzista del Presidente degli Stati Uniti”. Nella loro dichiarazione congiunta avvertirono: “Quando parole così violente e disumanizzanti provengono dal Presidente degli Stati Uniti, diventano un chiaro appello e una copertura per i suprematisti bianchi”.

Nel giugno 2020, durante una manifestazione del movimento Black Lives Matter, Trump chiese alla vescova di tenere in alto una Bibbia davanti alla casa parrocchiale della chiesa episcopale di St. John, a Lafayette Square, vicino alla Casa Bianca, nel tentativo di placare i disordini. A nome della diocesi Budde però rispose con fermezza: “Non sosteniamo in alcun modo la risposta incendiaria del Presidente a una nazione ferita e addolorata. Per fedeltà al nostro Salvatore, che ha vissuto una vita di non violenza e amore sacrificale, ci schieriamo con coloro che cercano giustizia per la morte di George Floyd”.

Negli Stati Uniti, c’è una lunga tradizione di pastori che si rivolgono ai presidenti per questioni di giustizia sociale. In uno dei suoi ultimi sermoni, il reverendo Martin Luther King criticò apertamente le politiche sulla guerra del Vietnam dell’allora presidente Lyndon Johnson. Nel 2006, durante il funerale di Coretta Scott King, vedova di King, il reverendo Joseph Lowery, figura iconica dei movimenti per i diritti civili, ricordò: “Ha invitato le nazioni a non studiare più la guerra… Ha deplorato il terrore inflitto dalle nostre bombe intelligenti in missioni molto lontane”.

È assai probabile che a Trump non sarà riservato un trattamento molto diverso.