Roma, 9 lug. (askanews) – Il tennis saluta uno dei suoi personaggi più carismatici e imprevedibili, Fabio Fognini. L’azzurro ha annunciato il ritiro dal circuito professionistico al termine di una carriera ventennale. Un addio in grande stile, sul Campo Centrale di Wimbledon, contro il numero uno del mondo Carlos Alcaraz, un match che lo stesso Fognini ha definito una “sconfitta/vittoria”.
“È stata una bella corsa. In venti anni dentro al circuito ho avuto la fortuna di giocare contro i più forti della storia, contro i due giocatori più forti del presente e di giocare una partita con Alcaraz in maniera inaspettata,” ha dichiarato Fognini in conferenza stampa. “È stato tutto bello. Mi mancherà un po’ la competizione, un po’ meno la routine. Sono entrato in punta di piedi ed esco a testa alta con una sconfitta/vittoria sul Centrale di Wimbledon che per il Fabio Fognini ragazzino, ad Arma di Taggia, è una cosa bellissima.” Un’uscita di scena da sogno per un giocatore che ha sempre vissuto di emozioni forti.
La decisione, maturata negli ultimi anni complici infortuni e un ranking in calo, è stata difficile ma necessaria. “Ho fatto questo lavoro per 20 anni e non so fare altro, però penso che non potevo chiedere un’uscita migliore. Stavo competendo male, ci sono stati gli infortuni che hanno portato a vincere poche partite e perdere ranking. Queste cose hanno giocato contro. La vita è un cerchio che si chiude. Serve anche coraggio per dire basta,” ha ammesso il tennista ligure. La partita con Alcaraz, nonostante la sconfitta, è stata un inno alla sua indole combattiva: “Dopo due set con Alcaraz ero morto, ma l’inerzia della partita e la voglia di competere ha fatto sì che io continuassi e si creasse questa cornice. Penso sia stata una sconfitta/vittoria, non sono mai riuscito a viverla così intensamente. È stata bella soprattutto la fine. Carlos quando ha salutato il pubblico, il modo in cui sono uscito dal Centrale e il modo in cui sono andato negli spogliatoi. Queste cose valgono più di una sconfitta e farlo in questo campo qua, davanti alla mia famiglia, vale più di qualsiasi partita viva.”