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Al via ‘Capodimonte grandi restauri per la Collezione Borbonica’

Milano, 13 feb. (askanews) – Al via il cantiere ‘trasparente’ per i grandi restauri: da venerdì 14 febbraio, i visitatori del Museo e Real Bosco di Capodimonte potranno osservare gli esperti al lavoro nelle sale 102 e 104 del secondo piano dove saranno accolte venti tavole dell’antica Collezione Borbonica e una della Collezione Farnese che necessitano di significativi interventi.

Un insieme di dipinti che attraversano due secoli della storia di Napoli, dal 1300 al 1500, delle sue dinastie e le sue chiese, raccontati attraverso i maestri del tempo. “Per due anni i nostri visitatori incontreranno, nel percorso di visita, un cantiere di restauro ‘a vista’ dove gli esperti stanno ‘curando’ importanti tavole appartenenti alla Collezione Borbonica e alla memoria della città e del suo Regno – spiega il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Eike Schmidt – Una soluzione che abbiamo scelto per coinvolgere il pubblico nel grande lavoro di tutela intrapreso e, più in generale nella vita di Capodimonte, trasmettendo la quotidianità di un Museo in trasformazione, sempre più organismo vivo e dinamico”.

Partite dallo scorso dicembre le operazioni preliminari, con la supervisione dell’Ufficio del restauro e manutenzione del patrimonio storico artistico del Museo e Real Bosco, le prime cinque tavole da restaurare sono state spostate nelle sale 102 e 104 del secondo piano.

Prima ad arrivare La Strage degli Innocenti di Matteo di Giovanni (Borgo San Sepolcro 1430 ca. – Siena 1495 ca.). Si tratta di una tempera emulsionata su tavola del 1488 ca., realizzata forse a Siena su committenza di Alfonso d’Aragona duca di Calabria durante la campagna antimedicea. Probabilmente commemora la strage dei turchi ai danni degli abitanti di Otranto nel luglio 1480. Le loro reliquie per volontà di Alfonso furono traslate a Napoli, insieme al dipinto, nella chiesa di Santa Caterina a Formiello, a Napoli.

In questo primo lotto di lavorazione, tre sono le opere di Cristoforo Scacco, (Verona, attivo tra Basso Lazio e Campania, 1480 ca. -1510 ca). A cominciare dall’ importante Polittico di Penta del 1493. Proviene dalla chiesa di San Bartolomeo a Penta (odierna frazione di Fisciano, in provincia di Salerno). Eseguito a tempera e oro su tavola, è composto da una parte centrale raffigurante la Madonna delle Grazie con le anime purganti (dai depositi), dai pannelli laterali, abitualmente esposti al secondo piano del Museo, con, a sinistra, i Santi Giovanni Battista e Benedetto, e, a destra, San Giovanni Evangelista e un monaco in bianca veste , identificato prevalentemente con San Bernardo, ma che più verosimilmente rappresenta San Guglielmo da Vercelli, e dalla predella con Cristo e gli Apostoli, (dai depositi) in origine su tavola e poi, poco prima del 1930, trasportata su tela.

Le altre due opere di Scacco in restauro sono il Polittico con la Madonna col Bambino in trono (pannello centrale); San Francesco (pannello sinistro); San Giovanni Battista (pannello destro); Eterno Padre (cimasa) tempera e oro su tavola del 1495 ca., proveniente da una chiesa non identificata di Itri e il Trittico con Incoronazione della Vergine (pannello centrale); San Marco (pannello sinistro); San Giuliano (pannello destro), tempera e oro su tavola 1495-1500 ca. acquisito per soppressione del Monastero della Maddalena di Salerno nel 1814. Della Collezione Farnese è invece la Disputa sull’Immacolata Concezione, uno dei capolavori di Giovan Antonio de Sacchis detto il Pordenone (Pordenone, 1483 ca. – Ferrara, 1539). Si tratta di un olio su tavola datato 1529-1530, decorazione della Cappella Pallavicini a Cortemaggiore in Emilia, nella chiesa di Santa Maria Annunciata.

Nei mesi scorsi nelle sale di Capodimonte, i visitatori potevano già riconoscere i dipinti in attesa di essere “curati” dalla presenza di veline apposte dai restauratori. Le velinature si presentano con l’aspetto caratteristico di ‘cerottini’, utili a bloccare il sollevamento degli strati pittorici.

Un dipinto su tavola è costituito infatti dalla stratificazione di materiali eterogenei, legno, preparazione, legante pigmento che, a causa della minima variazione di temperatura e umidità, subiscono delle modifiche dimensionali che vanno a incidere sulla parte più delicata, la pellicola pittorica, sotto forma di sollevamenti e lesioni. Scopo degli interventi è il controllo di questi fenomeni, con l’installazione o adeguamento della cosiddetta parchettatura ovvero una intelaiatura elastica capace sia di sostenere che di assecondare i suddetti movimenti naturali della materia.

I lavori interessano poi la superficie dipinta, con la pulitura e l’integrazione pittorica che consentiranno di recuperare la brillantezza delle cromie originali. L’utilizzo delle sale come laboratori e l’adozione di una schermatura trasparente offre il vantaggio di rendere visibili le operazioni di restauro, condividendo l’esperienza con i visitatori che potranno osservare l’avanzamento del processo, condividerne il necessario approccio scientifico, apprendere le tecniche costruttive originarie e i progressi della moderna scienza della conservazione.

Inquadrando un QRCode sarà possibile avere informazioni su tutte le opere interessate dai restauri. Infine, l’hashtag #RestauroConVista sui canali ufficiali del Museo racconterà la vita del cantiere