26.2 C
Roma
sabato, 27 Settembre, 2025
HomeAskanewsAl via la sfida delle Regionali, le Marche "ago della bilancia" che...

Al via la sfida delle Regionali, le Marche "ago della bilancia" che Meloni non può perdere

Roma, 27 set. (askanews) – C’è più di un motivo se le elezioni di domenica e lunedì nelle Marche sono così significative per Giorgia Meloni. Tanto per cominciare, il calendario. Sono le prime, insieme alla Valle d’Aosta, di una serie di consultazioni regionali che, una dopo l’altra, porteranno al voto la Calabria (5-6 ottobre), la Toscana (12-13 ottobre), e il 23-24 novembre anche Campania, Puglia e, soprattutto, Veneto. Innescare un trend positivo sarebbe certamente un buon viatico per la coalizione di centrodestra, ma di certo non è la spinta principale.

Quelle che si terranno nelle prossime settimane, infatti, sono votazioni che interesseranno complessivamente milioni di persone chiamate a scegliere tra i candidati sostenuti dall’attuale coalizione di governo da una parte e, dall’altra, quelli indicati dal ‘campo largo’ del centrosinistra che, mai come questa volta, si schiera compatto. Di fatto, prove generali delle elezioni Politiche che probabilmente si terranno nella primavera del 2027 e che, per i partiti, sono molto più vicine di quanto sembri.

Di certo, per il centrodestra la partita più importante è quella che si gioca in Veneto, dove la vittoria è considerata sicura ma dove, anche a causa di una competizione interna tra Lega e Fratelli d’Italia – e non essendo più possibile puntare su Luca Zaia, arrivato al limite dei mandati – non è stato ancora ufficializzato il candidato.

Nelle Marche lo scenario è completamente diverso perchè in questo caso le speranze della maggioranza sono tutte affidate al governatore uscente Francesco Acquaroli, uno di quelli – per capirsi – che nel dicembre 2012 partecipò alla scissione dal Pdl che portò alla nascita di Fratelli d’Italia. Insomma, diretta espressione della stessa Giorgia Meloni. E per quanto in questi tipi di consultazioni abbiano ovviamente un grande peso le questioni locali, difficilmente l’esito non potrebbe essere letto come una vittoria o una sconfitta personale anche della presidente del Consiglio. Che, peraltro, da queste parti si è fatta vedere non soltanto per il comizio di chiusura della campagna elettorale con gli altri leader della coalizione, ma anche per fare l’annuncio dell’inclusione di Marche e Umbria nella Zes.

Ma di tutte le prossime partite regionali, quella delle Marche è considerata anche la più contendibile, quella dall’esito più incerto. Nelle ultime settimane nel centrodestra, in realtà, si è diffuso un certo ottimismo sulle chance di vittoria di Acquaroli rispetto allo sfidante del centrosinistra, Matteo Ricci. Aggiudicarsi il primo round aumenterebbe d’altra parte le probabilità di chiudere la tornata elettorale di autunno con un pareggio rispetto al ‘campo largo’, ossia un 3 a 3 (la Valle d’Aosta, con il predominio dei partiti autonomisti, fa storia a sé).

Il voto di domenica e lunedì, tuttavia, sarà inevitabilmente uno spartiacque anche all’interno della stessa coalizione di governo. Nonostante molteplici vertici annunciati e poi rinviati nelle scorse settimane, infatti, mancano ancora i candidati del centrodestra di tutte e tre le Regioni che voteranno a fine novembre, dove invece il centrosinistra ha già schierato i suoi. L’esito del voto nelle Marche non potrà dunque non avere una sua influenza sulle decisioni che ormai dovranno essere prese a breve. In Puglia e Campania, a sfidare rispettivamente Antonio Decaro e Roberto Fico, si dovrebbe optare per due civici: i nomi potrebbero essere quelli del sindaco di Monopoli, Angelo Annese, e del prefetto di Napoli, Michele di Bari. Due sfide che per il centrodestra appaiono tutte in salita.

Ben diverso il nodo da sciogliere in Veneto. Matteo Salvini vuole che la guida resti leghista e ha già prenotato palazzo Balbi per il suo vice segretario, Alberto Stefani. Ma ormai da mesi Fratelli d’Italia, e la stessa presidente del Consiglio, rivendicano la presidenza di una regione del Nord. Se Meloni dovesse cedere sul Veneto le mire non potrebbero che spostarsi sulla Lombardia, che – almeno sulla carta – va a elezioni solo nel 2028. Uno ‘scambio’, insomma, presupporrebbe la sigla di un patto di ferro tra alleati e, forse, anche un voto anticipato insieme alle Politiche. La Lega lombarda, guidata da Massimiliano Romeo, tuttavia, di questa ipotesi non ne vuol sentir parlare. Insomma, un’altra bella grana per Matteo Salvini. C’è poi l’incognita tutta da risolvere del futuro politico di Luca Zaia: alla fine non ci dovrebbe essere una sua lista personale ma il ‘doge’ sarà candidato ovunque come capolista e non si esclude la presenza del suo nome nel simbolo. Successivamente potrebbe entrare in Parlamento attraverso elezioni supplettive e, magari, riservarsi un posto da ministro nel prossimo governo.

A chiudere la tornata delle elezioni regionali ci sono poi Toscana e Calabria. Nella prima, per sfidare l’uscente Eugenio Giani, il centrodestra ha deciso di puntare sul sindaco di Pistoia, il meloniano Alessandro Tomasi. In Calabria Roberto Occhiuto, esponente di spicco di Forza Italia, punta al bis dopo aver deciso di dimettersi a seguito dell’apertura di una indagine per corruzione a suo carico, portando di fatto la regione a elezioni anticipate. Per sbarrare la strada a una sua riconferma il campo largo punta sull’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, espressione del M5s.