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lunedì, 18 Agosto, 2025
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Alaska, il vero orgoglio della missionarietà ortodossa russa

Considerazioni a margine del vertice di Anchorage. Il testo qui riportato è un estratto dell’articolo di Stefano Caprio, pubblicato il 16 agosto sul sito dell’agenzia del Pime.

[…] L’Alaska è la terra dove “è iniziata la diffusione della fede ortodossa nel Nuovo Mondo”, ha ricordato il protoierej Nikolaj Balašov, consigliere del patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev), e in cui “molti abitanti nativi della regione conservano tuttora le tradizioni ortodosse”, tanto che qui vi sono molti più ortodossi che in tutti gli altri Stati dell’Unione. Si tratta quindi a buon diritto di una parte significativa del “mondo russo”, espressione della missione della Santa Russia nel mondo intero.

La missionarietà, in senso specifico di diffusione del Vangelo in altre terre, è una caratteristica importante della storia della Chiesa russa, anche se non al livello delle missioni universali della cattolicità. I russi sono figli del cristianesimo bizantino, reinterpretato come il Vangelo del “popolo nuovo” del nascente Stato di Kiev, devastato due secoli dopo il Battesimo dalle orde tataro-mongole che non hanno imposto una nuova religione, lasciando sopravvivere l’Ortodossia russa in stato di passivo controllo da parte dei Khan. Con la rinascita della Moscovia, i santi russi hanno evangelizzato i popoli del nord nei territori europei fino agli Urali, e solo con le progressive conquiste asiatiche sono stati assoggettati i tanti popoli della Siberia, senza peraltro convertirli direttamente alla fede ortodossa. Gli abitanti di importanti regioni come la Calmucchia, Tuva e la Buriazia, di prevalente etnia mongola, sono in maggioranza fedeli alle tradizioni del buddismo, ed è ammesso perfino lo sciamanesimo come religione ufficiale.

Non sono mancati i tentativi di imporre la religione ortodossa con decisioni dall’alto e con l’arrivo dei missionari, ma di fatto gli ortodossi in Siberia sono per lo più i discendenti dei russi trasferiti nelle terre asiatiche per lavori forzati, confino e punizioni, o comunque per organizzare le difficili produzioni legate ai ricchi materiali energetici e ai minerali preziosi. 

L’unica vera “missione straniera” dell’Ortodossia russa è stata realizzata in Giappone, dove esiste una Chiesa “figlia” di quella moscovita, che non raccoglie certo una grande percentuale della popolazione locale. L’Alaska costituisce invece il vero orgoglio della missionarietà ortodossa russa, in una terra allo stesso tempo considerata come propria e come straniera, ai confini del mondo e al di sopra di tutte le altre.

Padre Balašov ha ricordato i grandi santi evangelizzatori come German Alaskinskij (“dell’Alaska”), che nella prima metà dell’Ottocento organizzò una missione nell’isola eschimese di Kodiak, presso la riva meridionale dell’Alaska, battezzando molti abitanti locali “aleutini”, tanto da essere venerato dai russi come il “santo patrono dell’America”. Ancor più famoso è il santo metropolita Innokentij (Venjaminov) anch’egli ricordato col titolo “dell’Alaska”, che dalla sede moscovita si recò nelle terre asiatiche diventando vescovo di Kamčatka, Jacuzia, Primorje e America del Nord, sostenendo con la sua autorità spirituale il generale e governatore della Siberia orientale, il conte Nikolaj Murav’ev-Amurskij, nella conquista dei territori dell’Estremo Oriente e nella fondazione di Blagoveščensk, la prima grande città russa ai confini con la Cina. Nel 1864 egli benedisse la cattedrale dell’Annunciazione nella nuova città della Kamčatka, consacrando quindi tutti questi territori alla Madre di Dio secondo la variante russa dell’Ortodossia, e fu quindi richiamato trionfalmente come metropolita di Mosca, allora il capo di tutta la Chiesa russa. 

Innokentij fu uno dei pochi santi russi ad essere canonizzato in piena epoca sovietica nel 1977, per una circostanza di particolare convergenza politico-ecclesiastica: pochi anni prima era stata istituita la Chiesa ortodossa d’America per iniziativa del grande teologo russo Aleksandr Šmeman, esprimendo una speciale “missione ortodossa” del patriarcato di Mosca nel sostenere la “lotta mondiale per la pace” del regime sovietico di Leonid Brežnev, e la figura di Innokentij d’Alaska funse da immagine simbolica di questa unione universale dei mondi.

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Per leggere l’articolo in versione originale

https://www.asianews.it/notizie-it/-Alaska:-lincontro-fra-Trump-e-Putin-nella-terra-di-missione-della-Russia-universale-63694.html