Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Aveva iniziato Berlusconi nel Novembre scorso, quando annunciò l’avvio dell’esperimento di “ Altra Italia”, una federazione di forze moderate e centriste. Il progetto era ed è strettamente collegato al tipo di legge elettorale con cui, alla fine, si andrà a votare alle prossime elezioni politiche. La scelta compiuta in quei mesi dell’azzeramento dei coordinatori di Forza Italia, provocò la scissione di Giovanni Toti e le ire di Mara Carfagna, e la fibrillazione costante e progressiva dei gruppi parlamentari e in periferia di quel partito.

Si era così avviato un processo di ricomposizione dell’area centrale al quale anche noi “ DC non pentiti” siamo da molto tempo interessati, tanto da esserci battuti per ricomporre i diversi partiti, associazioni, movimenti e gruppi nella Federazione Popolare dei DC, costituita con atto notarile nello stesso mese di Novembre 2019. Nella recente assemblea della Federazione tenutasi il 2 Luglio, si è unanimemente concordato sia il nome e il simbolo della Federazione, sia di presentarci con liste unitarie alle elezioni regionali e comunali di Settembre, con lo scudo crociato e il nome di “Unione Democratici Cristiani”.

In parallelo i gruppi de la “ Rete bianca”, “Costruire Insieme” e “Politica Insieme”, che avevano condiviso “il manifesto Zamagni”, sono interessati a dar vita a la “Parte bianca” . Trattasi di due progetti, il nostro e il loro, che contengono molti elementi in comune, non solo per il riferimento alle medesime radici politico culturali di ispirazione popolare e democratico cristiana e alla netta alternatività alla deriva nazionalista sovranista e antieuropea del duo Salvini-Meloni, ma dalla volontà di attuare integralmente la Costituzione repubblicana e di adottare politiche economico e sociali ispirate dalla dottrina sociale cristiana. Un tema quest’ultimo divenuto tanto più decisivo dopo che il governo giallo-rosso sta portando all’approvazione finale il progetto di legge Zan-Scalfarotto sul contrasto all’”omotransfobia”, contro cui l’opposizione del mondo cattolico è intransigente e totale.

Il gap, tuttavia, tra le aspirazioni etico culturali e politiche dell’area cattolica, unita nella difesa dei “valori non negoziabili”, e la concreta realtà organizzativa della stessa, tuttora in preda alle conseguenze della suicida diaspora democratico cristiana( 1994-2020), rende palese la condizione di assoluta minoranza dei cattolici in un Paese dominato dalla cultura ispirata dai principi del relativismo etico, e di irrilevanza sul piano politico istituzionale. Una condizione che, non vigesse la “maledizione di Moro”, pronunciata dal leader pugliese dal carcere delle BR sui suoi successori, accompagnata, ahimè, dalle molte stupidità di noi indegni suoi eredi, dovrebbe immediatamente impegnarci nella ricomposizione politica di un’area di centro laica, democratica, popolare, liberale, riformista, europeista, inserita a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori, unita nell’attuazione piena della Carta costituzionale.

Non sarà, infatti, Di Maio con la sua annunciata volontà di “fare il partito dei moderati” , ossia il progetto di una svolta politica netta rispetto all’anno scorso, quando volava in Francia per incontrare i leader dei gilet gialli in compagnia di Alessandro Di Battista. Un’esperienza politica, quella di Di Maio e del M5S, sorta dalla cultura grillina del “vaffa…”, che non può essere quella su cui può nascere un centro politico credibile a livello nazionale ed europeo. Una sede quest’ultima dove sono ben presenti le grandi culture: popolare, socialista e liberale, che furono alla base della fondazione dell’Unione Europea.

L’Italia ha bisogno di ritrovare un partito di ispirazione cristiana impegnato a tradurre nella “città dell’uomo” le indicazioni delle ultime encicliche sociali della Chiesa cattolica, che rappresentano la risposta più approfondita e avanzata ai grandi problemi della globalizzazione. Ecco perché rivolgo un nuovo pressante appello agli amici della “parte bianca” affinché si compia un passo importante nella direzione dell’unità con la Federazione Popolare dei DC, premessa indispensabile per dar vita, prima delle prossime elezioni politiche, al soggetto politico nuovo con cui presentarci INSIEME alla scadenza elettorale.