Già alla vigilia dei lavori, Mark Rutte si era affrettato ad attribuire a Donald Trump — «è la tua vittoria» — la paternità della scossa che porterà la NATO ad innalzare sensibilmente la spesa per la difesa. Parole fuori registro, segnate da un eccesso di servilismo gratuito, come se la credibilità e la tenuta dell’Alleanza dipendessero dal grugnito del presidente americano e non dall’assunzione condivisa di responsabilità che dovrebbe ispirarne le scelte.
L’impegno dell’Aja
Nelle conclusioni attese per la tarda mattinata di oggi, la Nato formalizzerà un accordo che apre una nuova prospettiva strategica: portare la spesa dei membri europei dal 2% al 5% del PIL nell’arco dei prossimi dieci anni. Si tratta di una decisione concepita per riequilibrare l’asimmetria tra Stati Uniti ed Europa e restituire all’Alleanza credibilità e solidità all’altezza dei tempi. Nel 2023, Washington ha destinato circa 877 miliardi di dollari alla difesa (3,5% del PIL), mentre l’Europa dei Ventisette si è fermata a circa 325 miliardi, pari all’1,8–1,9%. L’obiettivo è ambizioso: nel 2035 l’Europa potrebbe mobilitare oltre 900 miliardi di dollari annui, avvicinandosi allo standard statunitense. Solo così potrà ambire a un ruolo di protagonista.
L’eterogenesi dei fini
Se qualcuno pensava che la spinta isolazionista e polemica di Trump avrebbe segnato l’avvio di un declino dei legami transatlantici, accade invece l’opposto. Le parole e le pressioni del presidente americano, concepite come rivendicazioni e moniti sulla scarso impegno europeo, producono di riflesso un effetto positivo per l’Alleanza: sospingono l’Europa ad affrancarsi dal ruolo di comprimaria e a rivendicare in prospettiva un ruolo più marcato. È la classica “eterogenesi dei fini”: ciò che nasce come prova di forza finisce per favorire la maturazione e la coesione dei suoi destinatari, trasformando l’Europa in un pilastro più solido della NATO.
Poi…c’è la demagogia di Conte
In questo contesto risultano tanto più stridenti e fuori luogo la presenza e le parole di Giuseppe Conte all’Aja, impegnato a protestare contro il “riarmo” e gli impegni assunti dal governo italiano. Atteggiamento populista e irresponsabile, che ignora la realtà dei fatti e dei rischi: la guerra è alle porte di casa nostra e richiede scelte lucide e condivise, all’altezza degli interessi nazionali e sovranazionali. Oggi più che mai l’Italia è chiamata a rappresentare un pilastro di affidabilità in questa nuova fase della Nato, accanto ai propri alleati storici e con la determinazione di chi guarda al futuro come orizzonte di pace e sicurezza (o per meglio dire. di sicurezza e quindi di pace).