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domenica, 16 Novembre, 2025
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Allarme Mattarella su "dottor Stranamore" e contro guerre d’aggressione

Berlino, 16 nov. (askanews) – “Nuovi ‘dottor Stranamore’ si affacciano all’orizzonte, con la pretesa che si debba ‘amare la bomba’. Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti, Russia” si rifiutano di mettere al bando gli esperimenti sul nucleare e questo rende “la minaccia incombente. Si odono dichiarazioni di altri Paesi su possibili ripensamenti del rifiuto dell’arma nucleare. Emerge, allora, il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire una sorta di nuovo vaso di Pandora”. Sergio Mattarella non nasconde tutta la sua preoccupazione per lo scenario globale sempre più fosco e questa volta lo fa in un luogo e in una circostanza particolarmente solenne, qualcuno direbbe “storica”, cioè “La giornata del lutto nazionale” in Germania, la cerimonia nata nel 1952 su proposta della Commissione tedesca per le tombe di guerra commemora oltre ai soldati anche le vittime civili della guerra: donne, bambini e uomini che sono caduti vittime della guerra e della violenza nei paesi occupati e in Germania. Una dichiarazione che quest’anno il presidente federale Frank Walter Steinmeier ha voluto estendere anche a chi fu perseguitato per motivi sessuali e agli agenti della polizia.

Il presidente della Repubblica prende la parola davanti all’aula del Bundestag e alle massime cariche istituzionali tedesche, e chiede: “Quanti morti occorreranno ancora, prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati, che se ne faccia uso per l’arbitrio di voler dominare altri popoli?”. Dopo la seconda guerra mondiale si disse Mai più, “Nie wieder”, lo pronuncia in tedesco il capo dello stato ma lo sguardo sui conflitti in corso lo spinge a dire “wieder”, “di nuovo. Di nuovo guerra. Di nuovo razzismo. Di nuovo grandi disuguaglianze. Di nuovo violenza. Di nuovo aggressione”.

“È quanto accade, oggi, a Kiev, a Gaza” dice dove assistiamo ad un “accrescimento di crudeltà. Con l’era atomica, un solo gesto può cancellare una città e l’innocenza stessa del mondo”, avverte. E quello che l’attualità ci mostra è che la guerra continua a colpire gli innocenti, i civili: il 90% delle vittime secondo le Nazioni Unite, ma questo “non può rimanere impunito o ignorato” insiste Mattarella. “Nessuna ‘circostanza eccezionale’ può giustificare l’ingiustificabile: i bombardamenti nelle aree abitate, l’uso cinico della fame contro le popolazioni, la violenza sessuale. La caduta della distinzione tra civili e combattenti colpisce al cuore lo stesso principio di umanità”.

Ma questo “scenario di dolore” per il capo dello Stato ha anche degli “antidoti”: “la pace” che non è frutto di rassegnazione ma di coraggio e va costruita e preservata dagli organismi internazionali, tra questi l’Unione europea, che è stata quella che in questi decenni vi ha contribuito di più, e poi “le istituzioni multilaterali come le Nazioni Unite, la Corte Penale Internazionale, le missioni di pace, le agenzie umanitarie”. Non bisogna dimenticare che “la sovranità popolare appartiene, appunto ai cittadini. La sovranità è dei cittadini e non appartiene a un Moloch impersonale che pretenda di determinarne i destini”.

Mattarella ricorda che “la sovranità di un popolo non si esprime nel diritto di portare guerra al vicino. La volontà di avere successo di una nazione non si traduce nel produrre ingiustizia. La guerra di aggressione è un crimine”. Il Presidente cita poi l’insegnamento di Norimberga con le parole di Robert Jackson, procuratore di quel tribunale: “‘se riusciremo a imporre l’idea che la guerra di aggressione è la via più diretta per la cella di una prigione e non per la gloria, avremo fatto un passo per rendere la pace più sicura’”. Rinnova l’appello che a più riprese ha lanciato in questi anni di conflitti: “tocca a noi, tocca anche a noi”. All’Italia, Alla Germania, all’Europa: “I Paesi europei hanno dimostrato di avere coraggio. I leader europei hanno dimostrato di avere coraggio. Non lasciamo che, oggi, il sogno europeo – la nostra Unione – venga lacerato da epigoni di tempi bui. Di tempi che hanno lasciato dolore, miseria, desolazione”. La “democrazia vivente è la chiave fondamentale nel rapporto tra principio di autorità e principio di democrazia – ricorda -. È, infatti, la democrazia che sorregge l’autorità e la legittima. Superando le tentazioni di totalitarismi che pretendono di essere e rappresentare il tutto”.