La fotografia del voto
Le cifre ormai consolidate restituiscono un quadro netto. La Cdu resta primo partito con il 33-34% (34,3% cinque anni fa), confermandosi solida pur in leggero affanno. La Spd scende al 22,1-22,5% (-2 punti rispetto al 2020), segnalando un arretramento costante. Il tonfo più vistoso riguarda i Verdi, crollati dal 20% al 13,5%, in perdita secca di oltre sei punti. Per gli ambientalisti, reduci dall’exploit di quattro-cinque anni fa, si tratta di una sconfitta che indica una certa difficoltà di radicamento e un chiaro logoramento in dipendenza delle politiche federali sul clima e sull’energia.
L’AfD in forte crescita…
La vera “bomba” riguarda l’AfD, che con il 16,5% quasi triplica i consensi del 2020 (5,1%). Un risultato clamoroso, anche se annunciato dai sondaggi: non solo segna la crescita più forte mai registrata dall’estrema destra in un Land occidentale, ma la porta al ballottaggio per la carica di sindaco in città simbolo della Ruhr come Gelsenkirchen e Duisburg. È un segnale che va oltre il dato numerico: la penetrazione in territori tradizionalmente socialdemocratici o cristiano-democratici apre scenari politici finora impensabili.
…la Lega festeggia
In Germania, malgrado l’ascesa, l’AfD resta isolata: nessuna forza politica è disposta a governare con essa, né a livello locale né a Berlino. In Italia, al contrario, dal 1994 vige l’anomalia che potrebbe sintetizzarsi con il rovesciamento dell’antica formula della sinistra francese: pas d’ennemis à droite. E così la Lega, che ormai occupa posizioni non dissimili dall’Afd, è forza di governo. Non a caso Matteo Salvini ha voluto rimarcare il successo degli alleati tedeschi: «Anche in Renania, AfD ottiene un ottimo risultato e merita i complimenti. La voglia di cambiamento soffia sempre più forte in tutta Europa», ha scritto ieri su X.
Un riconoscimento che pesa, perché sottolinea la profonda divergenza rispetto al quadro europeo: in Germania il sistema politico regge, ponendo un cordone sanitario attorno all’estrema destra; in Italia, viceversa, la “sbandata” della seconda repubblica ha permesso l’accesso al governo di forze populiste e sovraniste.
Il segnale per l’Europa
La Renania, cuore industriale della Germania e laboratorio politico del Paese, conferma così due dinamiche parallele: da un lato l’avanzata delle forze anti-sistema, dall’altro la tenuta pur faticosa dei grandi partiti, CDU e SPD, che pur in calo mantengono il ruolo di pilastri istituzionali. In un’Europa segnata dall’incertezza, è un risultato che suona come avvertimento: senza una strategia riformista capace di coinvolgere il ceto medio e popolare, il vuoto continuerà a essere occupato dall’estrema destra.