Roma, 18 ott. (askanews) – Sulla vicenda di Almasri – generale libico accusato di crimini di guerra, omicidi, torture e stupri – la Corte penale internazionale (Cpi) ha accertato “che l’Italia non ha rispettato i propri obblighi internazionali ai sensi dello statuto, impedendo alla Corte di esercitare le proprie funzioni e i propri poteri ai sensi dello statuto” stesso. Lo ha stabilito la Camera preliminare I del tribunale per crimini internazionali che ha sede a L’Aia, in un documento con cui – a maggioranza e con il parere contrario della giudice Flores Liera – “ha rinviato la propria decisione in merito alla questione se l’inadempimento dell’Italia alla richiesta di arresto e consegna di Osama al-Njeem (vero nome di Almasri) debba essere deferito all’Assemblea degli Stati membri o al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Nel testo, la Cpi ha invitato l’Italia “a fornire informazioni su eventuali procedimenti interni rilevanti per il caso” in questione, oltre “all’indicazione dell’impatto che tali procedimenti potrebbero avere sulla futura cooperazione dell’Italia con la Corte nell’esecuzione delle richieste di cooperazione per l’arresto e la consegna dei sospetti”, entro la data di “venerdì 31 ottobre 2025”.
Almasri fu arrestato il 19 gennaio scorso a Torino e rimpatriato in Libia due giorni con un volo di stato, malgrado su di lui pendesse un mandato della Cpi con l’imputazione di crimini di guerra. Il Tribunale dei Ministri aveva chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri di Giustizia e Interni, nell’ordine Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, con l’ipotesi di vari reati. La Camera dei Deputati ha però respinto la richiesta.