In centinaia di luoghi di lavoro, tra cui porti, aeroporti, banche, stazioni ferroviarie e metropolitane, si è sentita l’assenza di questi lavoratori, il cui apporto è stato più che necessario nei due anni di pandemia.
Danilo Campanella
Una fiumana di vigilantes, armati e non, si sono riversati ieri, 2 maggio, sulle strade del centro nella Capitale, per manifestare contro il mancato rinnovo del loro contratto collettivo nazionale. Da oltre sei anni, infatti, guardie giurate e operatori fiduciari (non armati) attendono il rinnovo del contratto; una speranza che sembra per il momento sfumare, complice il tavolo di contrattazione dei sindacati confederali “saltato” con le parti datoriali. Un colpo di arresto che ha reso necessario, da parte di Cigil, Cisl e Uil, proclamare un giorno di sciopero nazionale per la categoria della vigilanza privata e addetti alla sicurezza.
“Sono passati circa 2 anni dall’ultimo sciopero … e dopo 2 anni ci ritroviamo in una situazione peggiore rispetto all’ultima volta! Visto che il nostro salario non è aumentato, diversamente dal costo della vita. Siamo più volte scesi in piazza per rivendicare il rinnovo del contratto, e ora dobbiamo difendere il diritto ad averlo un contratto!” ha gridato la giovane guardia giurata Sabrina Ghignati, rappresentante sindacale Fisascat Cisl Roma Capitale e Rieti, dal palco della protesta collettiva, “Noi che con uno stipendio inadeguato, per le guardie giurate e soprattutto per la parte dei colleghi fiduciari, ogni mese con estrema difficoltà, a malapena riusciamo a far fronte agli aumenti del costo della vita!” ha continuato la lavoratrice, tra gli applausi e le grida di acclamazione dei presenti.
Le guardie si sono addensate in oltre diecimila, a Roma, giunti da tutta Italia, decisi a protestare, in questo giorno di sciopero. In centinaia di luoghi di lavoro, tra cui porti, aeroporti, banche, stazioni ferroviarie e metropolitane, si è sentita l’assenza di questi lavoratori, il cui apporto è stato più che necessario nei due anni di pandemia. Nonostante essi abbiano prestato sempre la loro opera, anche in condizioni di precaria sicurezza sul luogo di lavoro, persino con turni da dodici ore e più, non gli è stato riconosciuto un salario adeguato.
A peggiorare la loro situazione vi sono anche le stazioni appaltanti che, pur di risparmiare, acuiscono questa situazione di gravità. Per questi motivi gli addetti alla vigilanza sono costretti, loro malgrado, a concedersi in turni massacranti, fatti di ore infinite, per gonfiare, a colpi di ore straordinarie, uno stipendio insufficiente. Un’indulgenza a cui ora dicono: “basta!”.