Angusto parlare di sinistra Dc e dorotei. Dopo Draghi non si ricomincerà con gli stessi schemi di prima.

Veramente la DC italiana è stata la storia di un semplice “rassemblement” tra “sinistra democristiana” e “dorotei”?

Con la consueta franchezza, l’on. Gianfranco Rotondi ha riproposto, su Hufftington Post, la necessità di un leader che sia in grado di svolgere nel centro destra il ruolo che Enrico Letta sta svolgendo nel centro sinistra.

Il presupposto del ragionamento sta nel fatto che la ex sinistra DC, a suo giudizio, è riuscita a fare breccia nel centro sinistra, mentre “i dorotei” (così Rotondi si esprime alla fine del suo intervento) non hanno avuto pari fortuna nel centro destra.
Non mancano evidenze empiriche a fondamento di questa sua spietata constatazione.
Tuttavia le domande che mi pongo sono le seguenti.

La prima. Veramente Rotondi ritiene che possa nascere un “Letta di centro destra” capace di esercitare la leadership di questo schieramento che vede nella Lega ed in Fratelli d’Italia i detentori della stragrande maggioranza delle azioni dell’impresa?
La seconda. Veramente la DC italiana è stata la storia di un semplice “rassemblement” tra “sinistra democristiana” e “dorotei”? E non invece la storia, seppur plurale, di un partito che – nella stagione dello scontro ideologico di sistema – ha interpretato il ruolo del “centro riformatore” avendo (quasi) sempre in mente il principio del “confine a destra” di degasperiana memoria?

La terza. Si pensa veramente che il problema sia oggi valutare le chances di successo a destra o a sinistra di leader riferibili ad una parte o all’altra della vecchia DC?
Non è invece quello di capire se e come – nella comunità prima che nelle istituzioni – si riesce a rigenerare e rilanciare, con linguaggi, contenuti e personale politico nuovi, la cultura di un popolarismo capace di leggere i “segni dei tempi” e di dire parole di verità e di speranza ad un popolo privato della prima e ormai rassegnato a non vedere più tracce della seconda?

La quarta. Veramente si pensa che Draghi sarà una meteora passeggera, dopo il passaggio repentino della quale il sistema politico italiano riprende da dove aveva lasciato? Ritengo che ciò sia improbabile. Dopo Draghi – a prescindere dal suo futuro personale – sorge il sospetto che nulla sarà come prima.

E i “popolari” potranno avere ancora un ruolo utile al Paese solo se sapranno portare la loro peculiare cultura (non il consumato pedigree di discendenze democristiane) dentro un progetto politico e sociale inedito per una nuova Italia Europea: più solidale, più competitiva, più aperta, più efficiente e, invece, meno corporativa, nazionalista, conservatrice e populista.