I nuovi dati diffusi dall’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, mostrano che i livelli di resistenza antimicrobica e consumo di antimicrobici nell’Ue/See nel Regno Unito sono ancora fonte di preoccupazione, in particolare nelle parti meridionali e orientali dell’Europa. L’ECDC lancia quindi oggi la sua campagna digitale 2020 per sensibilizzare ulteriormente gli operatori sanitari e il pubblico sull’importanza di continuare la lotta contro la resistenza antimicrobica per preservare l’efficacia degli antimicrobici.
Infatti i dati EARS-Net per il 2019 hanno mostrato ampie variazioni nell’incidenza della resistenza antimicrobica (AMR) nell’UE a seconda della specie batterica, del gruppo antimicrobico e della regione geografica. La specie batterica più comunemente segnalata è stata E. coli (44,2%), seguita da S. aureus (20,6%), K. pneumoniae (11,3%), E. faecalis (6,8%), P. aeruginosa (5,6%), S . pneumoniae (5,3%), E. faecium (4,5%) e specie Acinetobacter (1,7%).
I nuovi dati sulla resistenza antimicrobica per il 2019 mostrano che la resistenza antimicrobica è ancora una sfida per l’Ue/ See. Le percentuali di resistenza alla vancomicina, un antibiotico di ultima linea, nelle infezioni del flusso sanguigno da Enterococcus faecium sono quasi raddoppiate tra il 2015 e il 2019.
La resistenza ai carbapenemi, un altro gruppo di antibiotici di ultima linea, rimane una preoccupazione. Diversi paesi hanno riportato percentuali di resistenza ai carbapenemi superiori al 10% per Klebsiella pneumoniae e la resistenza ai carbapenemi era comune anche nelle specie Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter, e a percentuali molto più elevate rispetto a K. pneumoniae.