Finalmente dopo tanto tempo sembra che si sia arrivati ad un punto di svolta per l’assegno unico per i figli.
Ma cosa prevede il testo?
L’assegno spetta a tutte le famiglie che hanno un figlio a carico di età fino a 21 anni.
Il sostegno avrà un valore massimo di 250 euro: nella cifra confluiscono una parte fissa e una variabile, legata al reddito complessivo della famiglia.
L’importo, quindi, sarà modulato in base all’Isee e diviso in parti uguali tra i genitori. È prevista una maggiorazione a partire dal secondo figlio e un aumento tra il 30% e il 50% in caso di figli disabili.
Il beneficio è destinato a lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti.
Si tratta, quindi, di un credito d’imposta o assegno mensile per i figli da 0 a 21 anni che andrà a tutte le famiglie, compresi incapienti e partite Iva (finora escluse perché gran parte dei sostegni alle famiglie sono legati al contratto di lavoro dipendente o a detrazioni che non si percepiscono con livelli di reddito sotto la no tax area)
Fino ai 18 anni del figlio, l’assegno andrà ai genitori. Poi, su richiesta, dai 18 ai 21 anni può essere dato direttamente ai figli “per favorirne l’autonomia”.
Dalla maggiore età, una somma ridotta rispetto all’assegno potrebbe essere accreditata direttamente al figlio se: è iscritto all’università; è un tirocinante; è iscritto a un corso professionale; svolge il servizio civile; svolge un lavoro a basso reddito.
Per finanziare questa riforma la legge di Bilancio ha stanziato i primi 3 miliardi per il 2021 (tra 5 e 6 a regime a partire dal 2022), che si sommano ai circa 125 miliardi al momento dedicati ad altri strumenti che andranno gradualmente in soffitta, dai vari bonus (nascita, bebè), alle detrazioni per i figli a carico e l’assegno familiare