Roma, 16 set. (askanews) – Sul settore dell’auto nell’Unione europea “attenersi rigidamente all’obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile e rischia di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina”. E’ l’allarme lanciato dall’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce, Mario Draghi durante una conferenza a Bruxelles sul suo rapporto sulla competitività Ue.
Secondo Draghi la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 “dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi di mercato e tecnologici”. Inoltre serve “un approccio integrato” sui veicoli elettrici, che copra catene di approvvigionamenti, infrastrutture e potenzialità dei carburanti a zero emissioni di carbonio.
“Nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prova la capacità dell’Europa di allineare regolamentazione, infrastrutture e sviluppo delle catene di fornitura in una strategia coerente per un’industria che, non dimentichiamolo, impiega oltre 13 milioni di persone lungo l’intera catena del valore”, ha ricordato.
La scadenza Ue del 2035 per emissioni nette a zero “era pensata per innescare un circolo virtuoso: obiettivi chiari avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, ampliato il mercato interno, spronato l’innovazione in Europa e reso i modelli elettrici più economici. Si prevedeva che le industrie”, come su batterie e microprocessori si sarebbero sviluppate in parallelo. “Ma non è avvenuto” e l’installazione dei punti di ricarica dovrebbe accelerare “di 3-4 volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata”.
“Il mercato dei veicoli elettrici è cresciuto più lentamente del previsto. L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli restano costosi e la politica delle catene di fornitura è frammentata. Di fatto – ha rilevato Draghi – il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono calate appena negli ultimi anni”.