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lunedì, 29 Dicembre, 2025
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Autoanalisi politica e psicoterapia, tra archeologia e teleologia

Nella stanza d'analisi aleggiano molto il presente e il passato. Nell'un caso come nell'altro resta piuttosto in ombra la dimensione del futuro. Adler, invece, di essa teneva conto. Più di Freud.

Già a inizio anni Ottanta, a proposito del Pci, Alberto Ronchey parlava di una sorta di “autoanalisi di gruppo”. In seguito il fenomeno si è esteso e ora coinvolge, quantomeno, gran parte degli eredi della sinistra e del centro.

La metafora è assai calzante, in quanto in percorsi del genere sono molto sottolineatiil passato e il presente, proprio come nel lavoro psicoterapico e, in particolare, psicoanalitico (infatti, diversamente da quel che sembra suggerire l’immaginario popolare, nella stanza d’analisi aleggiano molto il presente, il “qui e ora”, e il passato acquista rilievo soprattutto nella misura in cui risulta ancora attuale). Nell’un caso come nell’altro, invece, resta piuttosto in ombra la dimensione del futuro. I tentativi volti a immaginarlo o a delinearlo sono piuttosto opachi; non acquisiscono quell’importanza che forse meriterebbero.

Del resto, uno dei motivi di contrasto tra Alfred Adler, padre della Psicologia individuale, e Sigmund Freud ruotava intorno a una maggior apertura del primo al versante temporale del futuro. Come dire: la psicoterapia non può prescindere da esso.

Analogamente, nelle “ricostruzioni” individuali o collettive dei percorsi delle aree politiche, occorrerebbe porre il futuro al centro. Anche perché a motivare ricerche e riflessioni di tal tipo è proprio l’apertura di orizzonti inediti.

O, come magistralmente direbbe Paul Ricœur sia a proposito dei singoli che dei gruppi, andrebbe perseguita la giusta proporzione tra archeologia e teleologia (Ricœur, del resto, su concetti simili fondava anche la distinzione tra morale ed etica: la morale intesa come il momento deontologico della norma, l’etica concepita in senso teleologico per la presenza del telos, del fine della buona vita, «un orizzonte popolato dai nostri progetti di vita, le nostre anticipazioni della felicità, le nostre utopie, in breve tutte le figure mobili di ciò che consideriamo segni di una vita compiuta»).

Biblicamente, potremmo anche indicare l’aspetto teleologico come quello della “promessa”.