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mercoledì, 8 Ottobre, 2025
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Bankitalia: le coperture nella manovra dovranno essere certe. Limitare gli interventi di spesa spot

Roma, 8 ott. (askanews) – “Per un paese che ha un debito pubblico elevato come l’Italia, la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche è meritoria quanto doverosa. Va coniugata con riforme strutturali che sostengano la crescita e l’innovazione”. Lo ha detto Andrea Brandolini, Capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, sul Documento di Finanza Pubblica, in audizione alla Camera sul DPFP, il Documento programmatico di finanza pubblica.

“Il processo di risanamento dei conti procede, ma non è esente da rischi, ancor più alla luce dei molti fattori di instabilità del quadro internazionale. 15 Un improvviso aumento dei premi per il rischio sovrano nelle economie avanzate potrebbe avere ripercussioni negative sulle condizioni di finanziamento e sull’attività economica”, ha avvertito Brandolini, aggiungendo: “Le tensioni geopolitiche hanno spinto il Paese, insieme ai partner della Nato, a sottoscrivere impegni a livello internazionale che comportano un significativo aumento delle spese per la difesa il sentiero programmatico delineato includerebbe solo in parte l’aumento che sarebbe coerente con tali accordi”.

“Il quadro macroeconomico internazionale – ha sottolineato – resta contraddistinto da grande instabilità. Nel nostro paese le condizioni economiche delle imprese e delle famiglie sono nel complesso solide, ma non mancano fattori di vulnerabilità. In queste circostanze, l’economia italiana si mantiene su un percorso di crescita moderata, stimata per il 2025 nell’ordine di circa mezzo punto percentuale, dal DPFP e dai principali previsori. Nel prossimo triennio si prevede che l’aumento del Pil resti inferiore all’1 per cento all’anno”. E “un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali e geopolitiche, soprattutto se accompagnato da un forte incremento della volatilità dei mercati finanziari, potrebbe incidere in misura particolarmente negativa sul Pil”.

“La dinamica della spesa netta concordata in sede europea rappresenta un tetto massimo. In un contesto di elevata incertezza quale quello presente, andrebbe considerata l’opportunità di costituire adeguati margini” ha ricordato il Capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’italia, sottolineando: “La manovra delineata nelle sue linee più generali nel DPFP appare incentrata su una ricomposizione del bilancio e prevede un limitato aumento del disavanzo nel 2027-28 rispetto all’andamento tendenziale – aggiunge -. Il Documento non include informazioni sufficienti per avanzare valutazioni sulle singole misure. In ogni caso, gli interventi di copertura dovranno essere certi”.

“Sarebbe inoltre opportuno – ha aggiunto – limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda, aumentano il livello del debito e risultano spesso difficili da rimuovere”. “Per quanto riguarda il completamento del Pnrr, alla luce delle previsioni aggiornate sulla spesa effettivamente realizzata entro la fine dell’anno in corso, l’imminente revisione del Piano è un’importante occasione da cogliere”, ha inoltre detto Andrea Brandolini, Capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’italia, sul Documento di Finanza Pubblica, in audizione alla Camera sul DPFP. La Banca d’Italia non prevede una situazione di recessione per l’Italia con la fine del Pnrr. Lo ha detto Andrea Brandolini, Capo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’italia, sul Documento di Finanza Pubblica, rispondendo alle domande in audizione alla Camera sul DPFP, spiegando che nelle valutazioni effettuate è già incorporato tale dato. In ogni caso, “una riallocazione tra le diverse poste del bilancio può favorire la produttività e la crescita. Ciò accadrebbe, ad esempio, aumentando le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione e contestualmente razionalizzando le spese fiscali, rimuovendo gli elementi del sistema tributario che scoraggiano la crescita dimensionale delle imprese, arginando l’erosione della base imponibile dell’Irpef”.