Le elezioni regionali umbre ed emiliano romagnole hanno dato nuova linfa vitale alle opposizioni, portando alla vittoria candidati riformisti o cattolici alla guida di coalizioni molto larghe e comprensiva delle liste centriste. Questo è stato un risultato molto differente rispetto alle sconfitte lucane e liguri dove sulle liste centriste era stato posto un veto poco strategico.
È dunque evidente che una coalizione progressista da sola non è sufficiente per vincere le elezioni ma è necessario riproporre il vecchio schema di centro sinistra costruito attorno al PD. Affinché ciò avvenga è necessario un gruppo centrista forte che abbia la stessa dignità degli altri alleati AVS e M5S, (quest’ultimo reduce da un’assemblea che ricalcava lo stile delle prime convention di Forza Italia con Berlusconi leader e l’agenda di Rifondazione Comunista).
Un movimento centrista che come ricordato più volte su queste pagine non sia un satellite del PD, costruito ad un tavolino nei salotti di qualche ex comunista, ma sia una forza con un suo programma chiaro e soprattutto agisca all’interno della coalizione come vero “motore per le riforme”.
Ci sono alcuni punti fermi che una coalizione a guida PD dovrebbe accettare per riconoscere la piena dignità al progetto centrista, prima di tutto una riforma elettorale proporzionale con le preferenze e l’introduzione della sfiducia costruttiva.
La legge elettorale sembra una cosa da poco ma in verità, di fronte all’avanzare dei movimenti autocratici, è l’unico argine capace a garantire il mantenimento degli standard democratici e del sistema di pesi e contrappesi nel nostro Paese. Se infatti, il maggioritario porta al governo la minoranza più forte, il proporzionale obbliga i partiti a formare una maggioranza tale sia nel Parlamento sia nel Paese su precisi punti programmatici.
Se dunque le opposizioni hanno paura di derive orbaniane, il sistema proporzionale è l’unico in grado di fermarle. L’ottenimento di questo risultato per una forza centrista sarebbe di vitale importanza perché ne garantirebbe autonomia e indipendenza nel lungo termine, per raggiungere l’obiettivo però serve accettare un compromesso di breve-medio periodo con le forze progressiste (viste anche le proposte presidenzialiste del destra centro).
Ci sono altre battaglie che una lista centrista dovrebbe portare avanti, come il mantenimento dei conti in ordine, gli investimenti in scuola e sanità, l’attenzione per le famiglie, la lotta alle discriminazioni, le storiche battaglie sociali della Cisl, la lotta al dissesto idrogeologico ed altri temi ancora ma per farlo è necessario che le forze centriste ritrovino una loro unità di azione.
Se le recenti elezioni regionali hanno fornito un’indicazione chiara sulla necessità di riunire tutte le opposizioni in un’unica alleanza, hanno anche reso evidente come se le liste centriste si dividono in un due, non eleggono nessun rappresentante. In questo modo si porta solo acqua al mulino delle altre forze di opposizione, come se fossimo solo una mascotte e non i giocatori di una squadra.
Non c’è più tempo da perdere, vanno eliminati dal campo i rancori del passato, i personalismi e gli egoismi di alcuni leader, la diffidenza verso le idee dell’altro e recuperare un percorso comune tra tutti gli aderenti al progetto europeo di Renew Europe: Azione, Italia Viva, Piattaforma Popolare e Più Europa e tutti i cittadini estranei a questi movimenti ma che credono in queste istanza.
Il momento di agire è ora, perché altri, fuori dal nostro perimetro, provano a fiondarsi sui nostri elettori senza accoglierne le nostre istanze. E se il problema è trovare un leader o un portavoce, perché ora ce ne sono sin troppi, allora valutiamo di far intervenire direttamente i simpatizzanti e gli elettori, potrebbe essere un primo momento per contarsi, incontrarsi e parlarsi.