17.6 C
Roma
venerdì, 31 Ottobre, 2025
HomeAskanewsBce a Firenze, tassi fermi e avanti con sviluppo dell’euro digitale

Bce a Firenze, tassi fermi e avanti con sviluppo dell’euro digitale

Firenze, 30 ott. (askanews) – Tassi di interesse sempre fermi al 2% nell’area euro, mentre il programma di graduali dismissioni di titoli dai portafogli della Banca centrale europea procede senza intoppi. Sul fronte monetario, la riunione del Consiglio direttivo che si è svolta ieri e oggi a Firenze, organizzata della Banca d’Italia, non ha riservato sorprese. La Bce intanto tira dritto sul progetto dell’euro digitale, la legge europea ancora non c’è ma ha deciso di avviare la fase di sviluppo, che segue quella appena chiusa di preparazione.

Proprio oggi sono usciti i dati sul Pil complessivo dei Paesi dell’area euro, un mesto più 0,2% nel terzo trimestre, che risente della crescita a zero in Stati come la Germania e l’Italia, dove si è visto il contraccolpo del braccio di ferro su dazi commerciali con gli Usa. La presidente della Bce, Christine Lagarde guarda al proverbiale bicchiere mezzo pieno. La crescita “è stata leggermente superiore alle attese medi e un po’ più alta delle nostre. Non mi lamenterei troppo. Certo – ha ammesso nella Conferenza stampa post direttorio – possiamo fare meglio”.

Lagarde era affiancata dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, che ha a sua volta rassicurato sull’Italia: il dato sul Pil è in linea con le attese e non ha ricadute sulle previsioni.

Secondo Lagarde, peraltro, l’accordo Usa-Ue sui dazi commerciali dell’estate scorsa, la tregua in Medio Oriente e l’accordo commerciale appena raggiunto dal presidente Usa, Donald Trump, con la Cina “hanno mitigato alcuni rischi di indebolimento” per l’economia. Al tempo stesso l’incertezza e la persistente volatilità degli sviluppi potrebbero “danneggiare le catene di approvvigionamenti”, e avere ricadute negative su “consumi e investimenti”.

L’istituzione di Francoforte, in trasferta fiorentina, mantiene un orientamento attendista. E chi le chiedeva se considerasse i tassi ancora in “una buona posizione”, “direi che grazie all’ospitalità della Banca d’Italia siamo in una posizione magnifica”, ha scherzato, in riferimento alle meraviglie culturali della città toscana. Comunque, guardando ai tassi, “dal punto di vista monetario siamo in una buona posizione – ha poi aggiunto -. E’ fissata? No, ma faremo quello che dobbiamo per restarci”.

Il clima del direttorio è stato “molto amichevole”. Sull’inflazione “ci sono diverse posizioni, punti di vista e analisi. Dipendono anche da dove ti trovi, ci sta chi la vede peggio e chi meno peggio. Queste categorie esistono. Devo dire che qui a Firenze c’è stata assoluta unanimità sulle decisioni”. Lagarde ha ripetutamente ringraziato Panetta e il personale della Banca d’Italia per l’organizzazione della trasferta.

Dalla città del fiorino, la Bce ha poi deciso il già menzionato lancio della fase di sviluppo dell’euro digitale. Richiede il varo di una normativa concordata tra Commissione Ue, che ha formulato la proposta, Consiglio, ossia i governi, che si sono recentemente dichiarati a favore, e Parlamento Ue, che sta lavorando meno velocemente di quanto la Bce vorrebbe.

Il progetto risale al 2020, l’anno delle famigerate e controverse misure restrittive imposte dai governi a motivo del Covid. Che costringendo il pubblico a chiudersi sostanzialmente in casa avevano innescato anche un balzo degli acquisti online. All’epoca il responsabile dei pagamenti nel Comitato esecutivo della Bce era proprio Panetta, lo ha ricordato la stessa Lagarde definendolo tra gli “artefici” del progetto. Oggi è diretto da un altro italiano, Piero Cipollone.

Posto che questa legge europea arrivi nel corso del 2026, la Bce conta di effettuare le prime transazioni con un progetto pilota nel 2027 e poi di procedere all’emissione dal 2029.

La partita avviene in un quadro complesso di iniziative sui pagamenti digitali che vede Ue e Usa su binari diversi. La prima punta su questa valuta digitale della banca centrale (Cbdc), ritenendo che le consentirebbe di affrancarsi dalla dipendenza sui sistemi di pagamento elettronici extra europei, essenzialmente Usa – carte di credito prima e big tech più di recente – per la prima volta dopo decenni. Bce e Commissione Ue ne fano una questione di sovranità monetaria.

Oltre Atlantico l’approccio è totalmente diverso. Qui i repubblicani e l’area più vicina Trump, in particolare, i “Maga”, vedono le valute digitali pubbliche come un pericolo per le libertà degli individui, temendo che possano essere usate come strumenti di controllo sociale, magari per imporre scelte centralizzate ispirate da motivazioni ideologiche e teleguidando i consumi. Al punto che Trump, tra i primi ordini esecutivi varati a inizio mandato, ne ha emanato uno che vieta sul territorio Usa le Cbdc e vieta alla Federal Reserve ed alle altre agenzie federali di lavorare al loro sviluppo.

Washington invece per i pagamenti digitali punta sull’universo delle cripto e, in particolare, sulle iniziative private tramite le stablecoin, criptoasset che puntano a evitare la volatilità agganciandosi a valute di riferimento, come il dollaro.

Qui è la Ue ad essere diffidente, temendo che queste stablecoin possano essere utilizzate per erodere la sua sovranità monetaria. Ha varato un regolamento, il “MiCaR” e da mesi discute di rivederlo, per quanto sia piuttosto recente, proprio per questi rischi.

Insomma il quadro non è semplice e le complessità tecniche di questi strumenti non ne rendono più agevole la comprensione.

Oggi Lagarde ha ritenuto di dover replicare a coloro che ritengono che la Ue abbia un approccio troppo restrittivo sulle stablecoin. “Siamo molto a favore dell’innovazione, lo testimoniano le diverse opzioni che esploriamo sull’euro digitale”. E “a quelli che vogliono sostenere che soffochiamo l’innovazione, mi spiace ma non è così: è parte di noi e del nostro Dna di banchieri centrali”, ha sostenuto.

“Guardiamo attentamente alle varie forme possibili di moneta privata” che sia con criptoasset o stabelcoin. E “non vogliamo precludere emissioni Ue che siano in linea con i requisiti normativi”, ha concluso. (di Roberto Vozzi).