Roma, 11 giu. (askanews) – Lo scorso anno l’euro ha mantenuto sostanzialmente inalterato il suo livello nelle riserve valutarie internazionali, confermandosi secondo alle spalle del dollaro. Secondo il rapporto annuale che la Bce cura su questo specifico aspetto, misurando una molteplicità di elementi, nel 2024 la quota sull’utilizzo internazionale dell’euro è rimasta al 19%, valore che è stato mantenuto anche negli anni successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Un livello, peraltro, che l’euro ha conservato nonostante il calo contestuale dell’area valutaria in termini di rilevanza sul Pil globale. Questo a voler guardare il proverbiale “bicchiere mezzo pieno”.
Ma nello stesso rapporto della Bce, ci sono altri elementi in cui si potrebbe vedere anche il bicchiere mezzo vuoto. Accanto alla stabilità dell’euro, specialmente a partire dal 2014, si è verificato un calo dell’uso del dollaro nelle riserve valutarie globali: nel 1999 era al 73% circa, nel 2014 era sceso al 69% e da allora ha perso oltre 10 punti finendo attorno al 58% circa nel 2024.
A fronte di ciò, soprattutto a partire dal 2009 è aumentata la quota di altre valute nelle riserve globali. E secondo uno dei grafici elaborati dalla Bce, a partire dalla 2020-2021 c’è stata una impennata della quota delle valute non tradizionalmente di riserva nelle riserve valutarie globali. Questo sottogruppo include una molteplicità di monete tra cui il dollaro canadese, quello australiano, il won coreano ma anche il dollaro di Singapore, la corona svedese, quella danese quella norvegese e il franco svizzero. Curiosamente il renminbi cinese ha mostrato una limatura a partire dal 2023 circa.
In pratica: l’euro non è riuscito a conquistare le quote lasciate dal dollaro, mentre questo è riuscito ad altre valute, che comunque risultano di utilizzo molto inferiore rispetto alla moneta europea.
A più riprese, nelle ultime settimane diversi esponenti della Bce hanno avvertito che la possibilità che ora con le politiche dell’amministrazione Trump si assottigli ulteriormente il ruolo del dollaro a livello internazionale non implica automaticamente che si possa rafforzare quello dell’euro. E’ semmai una opportunità che per essere colta richiede interventi. Richiami ribaditi dalla presidente Bce Christine Lagarde nell’editoriale del rapporto. I movimenti innescati dai dazi Usa “potrebbero rafforzare il ruolo dell’euro e sottolineano l’importanza, per i policymaker europei, di creare le condizioni necessarie affinché questo avvenga”.
Nel rapporto la Bce ripropone la sua ricetta: fare passi avanti sull’unione di risparmi e investimenti, per fare piena leva sull’unione dei mercati dei capitali; eliminare le barriere intra Unione europea, che darebbe più profondità e liquidità ai mercati di finanziamento; accelerare i progressi sulla creazione di un euro digitale, cruciale per supportare un sistema di pagamento europeo competitivo resiliente.
“L’euro digitale contribuirebbe alla sicurezza europea e rafforzerebbe il ruolo internazionale dell’euro”, afferma nel rapporto Piero Cipollone, il componente italiano del Comitato esecutivo Bce responsabile dei sistemi di pagamento.