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mercoledì, 23 Luglio, 2025
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Bce, giovedì attesa conferma tassi (mentre in Usa tensione su Powell)

Roma, 22 lug. (askanews) – Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che si svolgerà tra domani e giovedì mattina a Francoforte, dovrebbe sancire una interruzione nella manovra di riduzione dei tassi di interesse, dopo 8 tagli operati a partire da giugno del 2024 – con una pausa proprio nel luglio di un anno fa – e poi in maniera consecutiva in tutte le successive riunioni. È l’attesa dominante degli analisti per gli esiti del direttorio, che comunicherà le sue decisioni alle 14 e 15 di giovedì, mentre mezz’ora dopo si svolgerà la consueta conferenza stampa esplicativa della presidente Christine Lagarde.

L’unico elemento che potrebbe vivacizzare la riunione, sarà la contestuale pubblicazione delle indagini sull’attività delle imprese nell’area euro (indici Pmi). In particolare se riportassero netti deterioramenti il consiglio Bce si troverebbe in una posizione più scomoda. Ma difficilmente in misura tale da riconsiderare il mantenimento dei livelli dei tassi, che ha ampiamente segnalato.

Dal 4% raggiunto nel settembre del 2023, il tasso che resta utilizzato come principale riferimento, quello sui depositi, è stato ridotto al 2% lo scorso giugno. Un livello considerato neutrale o quasi. Anzi, dai verbali del Consiglio era emerso che alcuni lo ritenevano addirittura espansivo. In sostanza, la Bce dovrebbe limitarsi a formalizzare una pausa per tutta la fase estiva: il successivo direttorio monetario si terrà il 10 settembre.

Questo mentre oltre Atlantico la situazione della Federal Reserve – il cui direttorio (Fomc) sui tassi di interesse si svolgerà la settimana successiva, il 30 luglio – è molto più “animata”, in senso negativo.

Diversi esponenti dell’amministrazione Trump hanno rilanciato le pressioni sull’istituzione monetaria. Tra questi anche il segretario di Stato al Tesoro, Scott Bessent, che dopo aver lanciato il sasso ha poi ha proverbialmente “nascosto la mano”.

Ieri in una intervista a Cnbc, a una domanda diretta sul se il presidente della Fed, Jerome Powell, debba dimettersi, Bessent aveva risposto: “penso che quello che ci serva è esaminare l’intera istituzione, se abbiano avuto successo nei loro compiti. Dobbiamo chiederci se l’organizzazione ha funzionato”. Non proprio un “no”, quindi.

Successivamente, già ieri era sembrato smorzare i toni e oggi ha ulteriormente aggiustato il tiro, affermando, stavolta a Fox Business, di ritenerlo “un bravo servitore pubblico” e di “non vedere nulla che mi faccia ritenere che dovrebbe dimettersi”.

Una linea ambigua che potrebbe riflettere da un lato la volontà di spingere Powell alle dimissioni, ma dall’altro quella di voler evitare uno scontro diretto – ipotesi su cui finora le reazioni dei mercati sono apparse piuttosto negative – peraltro mentre è controversa la stessa possibilità che la Casa Bianca abbia il potere di rimuovere il capo della Fed.

Il tutto dopo che per mesi il presidente Usa Donald Trump non ha risparmiato le sparate più colorite contro Powell – è arrivato perfino a insultarlo, definendolo “uno stupido” – lamentandosi per l’assenza di tagli ai tassi di interesse.

L’istituzione monetaria finora ha motivato l’assenza di tagli ai tassi con l’incertezza collegata a una delle misure chiave di Trump, i dazi commerciali, che potrebbero far risalire l’inflazione. E per parte sua il presidente si è sistematicamente rifiutato di commentare le sparate che lo hanno preso di mira. E ha ripetutamente affermato di voler arrivare a fine mandato: scade a maggio del 2026. Oggi, aprendo una conferenza sulle regole prudenziali delle grandi banche, Powell non ha fatto cenno alla questione.

Alcuni esponenti della Fed, tra cui la vicepresidente Michelle Bowman, hanno iniziato a mostrare aperture sulla possibilità di un taglio a luglio. Finora sono sembrati minoritari. Intanto oggi sono ripartiti i deprezzamenti del dollaro, con l’euro che nel pomeriggio sale a 1,1733 sulla valuta Usa. (fonte immagine: Federal Reserve).