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Biennale Architettura, i Leoni d’oro a Donna Haraway e Italo Rota

Milano, 4 apr. (askanews) – I Leoni d’oro della 19esima Biennale di Architettura di Venezia sono stati assegnati alla filosofa statunitense Donna Haraway e all’architetto, progettista e designer italiano Italo Rota, a un anno dalla sua morte. Ad Haraway va il Leone d’Oro alla Carriera, mentre a Rota il Leone d’Oro Speciale alla Memoria.

La decisione è stata approvata dal Cda della Biennale presieduto da Pietrangelo Buttafuoco, su proposta di Carlo Ratti, Curatore della Biennale di Architettura, quest’anno intitolata “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva”, che aprirà al pubblico il prossimo 10 maggio, giorno anche delle premiazioni.

“Donna Haraway – ha dichiarato Carlo Ratti – è una delle voci più riconoscibili del pensiero contemporaneo a cavallo tra scienze sociali, antropologia, critica femminista e filosofia della tecnologia. Negli ultimi quattro decenni ha saputo esplorare, in maniera multidisciplinare e con una costante capacità di invenzione linguistica, temi come l’impatto dell’evoluzione tecnologica sulla nostra natura biologica, o i modi in cui il contesto ambientale del Chthulucene stiano ridefinendo i confini tra umano e non umano. Haraway ha inventato questa definizione – sulla scia dello scrittore statunitense H.P. Lovecraft – come alternativa al termine ‘Antropocene’ (normalmente usato per definire l’impatto umano sulla Terra) per enfatizzare l’urgenza della coesistenza e della simbiosi con altre specie”.

“Quale che sia la prospettiva che si adotta nel leggere la convergenza delle molteplici forme di intelligenza nel plasmare il nostro futuro – ha aggiunto il curatore – il pensiero di Donna Haraway si ripropone sempre come imprescindibile. Il suo lavoro e la sua filosofia, dalla radicale natura critica e al contempo ottimista e immaginativa, si distinguono per il loro impegno nel creare mondi alternativi: visioni positive in cui le difficoltà del presente possano essere superate o mitigate attraverso la creazione di nuovi miti e la coltivazione di nuove forme di parentela. Il suo contributo al modo in cui s’intendono la scienza, la tecnologia, l’etnia, il genere, la geografia e la storia ambientale dell’umanità ha lasciato segni indelebili nello studio di ciascuno di questi concetti, ed è evidente che abbia dato il via all’idea che le intelligenze naturali, artificiali e collettive agiscano insieme. Mentre i progettisti si confrontano con un presente in rapida trasformazione, in cui natura, tecnologia e società manifestano sintomi di divergenza dal mondo per come lo conosciamo, la teoria di Haraway ci dà forza e le sue osservazioni ci guidano. Riconosciamo con gratitudine la letteratura visionaria che ha creato nel corso della sua vita e che dona al futuro e celebriamo le ispirazioni che il suo pensiero offre all’architettura, espresse in questa Mostra e al di là di essa” “Italo Rota – ha detto ancora Ratti – è stato un precursore. La sua visione era quella di un mondo in cui la rilevanza delle entità viventi e della biologia in generale, la natura nella definizione più ampia possibile, infine la scienza e la tecnologia applicata erano unite in un’unica entità vivente. Nella sua vita, ha avuto la straordinaria capacità di attraversare il secondo Novecento e il primo quarto del nuovo secolo, volando al di sopra degli stili e delle maggiori culture del design, affermandosi come una delle figure più originali dell’architettura italiana ed europea. Formatosi con maestri quali Franco Albini, Vittorio Gregotti e Gae Aulenti, ha coltivato un eclettismo unico e una rara capacità di unire visione poetica ed estrema lucidità analitica. Uomo dalla cultura sconfinata, appassionato collezionista e ricercatore, tanto di oggetti da Wunderkammer quanto di dispositivi tecnologici, nonché maestro generoso, ha contributo alla creazione di alcuni dei luoghi della cultura più influenti in Europa negli ultimi decenni, con progetti come il restauro del Musée d’Orsay a Parigi e il Museo del Novecento a Milano. Il suo lascito culturale è ben espresso dal titolo della sua ultima monografia: Solo diventare natura ci salverà (Milano: Libri Scheiwiller, 2023). Il Leone d’Oro Speciale alla Memoria sarà ritirato da Margherita Palli, scenografa e costumista, partecipante alla Biennale Architettura 2025 con il progetto Material Bank: Matters Make Sense, insieme a Stefano Capolongo e Ingrid Maria Paoletti (Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito, Politecnico di Milano), Konstantin Novosëlov (National University of Singapore).