Bisogna uscire dal ciclo perverso del populismo

Purtroppo i problemi non si risolvono solo indagando sui precursori dei populisti e del movimento del VDay.

Ad un acuto e incontrovertibile articolo di Marco Follini sul populismo ha replicato Michele Prospero sul “Riformista” invitandolo a smettere di sognare lo scudo crociato, per consolarsi con il triste epilogo degli eredi di Gramsci in una logica di mal comune mezzo gaudio!

Purtroppo i problemi non si risolvono solo indagando sui precursori dei populisti e del movimento del VDay. La lista sarebbe infinita. Sono cambiati gli interpreti, ma lo spartito era sempre l’antiparlamentarismo, esasperato da uno scandalismo senza limiti, fino all’uso di strumenti più sofisticati come quelli referendari e fino al sistema elettorale maggioritario, con sullo sfondo il presidenzialismo.

Poi in questi due lustri abbiamo visto colpito a morte il Parlamento nelle sue funzioni primarie – quelle legislative – dominate dall’Esecutivo, insieme ad una progressiva disarticolazione dei corpi intermedi compresi i Partiti che ne rappresentano la funzione più rilevante.

In nome dell’antiparlamentarismo veniva portata a compimento la demolizione di ogni memoria, utilizzando gli argomenti sulla Casta e della lotta ai privilegi. Sono stati i detonatori per un bombardamento progressivo e conventrizzare Montecitorio e Palazzo Madama. Cosicché oggi la Politica è nuda e chi ha responsabilità di governo o istituzionale non può essere né vaccinato nè tutelato per il furore giacobino imperante. Deve attendere il turno dell’età! È un grave errore, frutto di chi ha assecondato queste pulsioni senza avere il coraggio di fermarle per tempo.

Avverrà per i Cinque Stelle ciò che si registrò con l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini nell’immediato secondo dopoguerra quando la incapacità di darsi una qualsiasi struttura organizzativa ne provocò il declino. Purtroppo questa volta non sarà rapido come allora. Non c’è più la Dc! Restano i ricorsi della storia. Siamo passati da un commediografo Giannini ad un comico Grillo. Del resto, la Dc di De Gasperi usò la fermezza delle idee e la forza del Partito.

Ci soccorrono le parole del giovane Aldo Moro che nel settembre del 1945 sull’Osservatorio di Studium, affermava: ”Vorremmo essere benevoli per la politica dell’Uomo Qualunque, la quale non è poi una tattica contingente, ma una forma mentale e un abito di vita decadente (…) L’Uomo Qualunque, per non essere se stesso, è pronto a tutto, così ad accettare qualsiasi dittatura che nasce fatalmente dove al posto della ansiosa libertà dello spirito c’è il vuoto”.

Dunque prima di ogni altra cosa, prima ad esempio della parità di genere, c’è bisogno di riprendere il cacciavite per rimettere a posto gli ingranaggi del sistema, partendo dalla difesa delle Istituzioni e soprattutto dal Parlamento, sede della rappresentanza non solo di genere ma dei valori costituzionali. Il Governo Draghi può essere una utile occasione per ciò che rimane dei partiti e per guardarsi allo specchio, ripensando agli errori compiuti così da affrontare bene le sfide nuove.