Bologna 30 va nella direzione di una integrale qualità di vita

Bene ha fatto la giunta a portare avanti una misura facente parte del programma elettorale con cui Lepore è diventato sindaco. Meno bene ha fatto l’amministrazione sul piano della comunicazione.

Ha acceso parecchio gli animi a vari livelli in territorio bolognese (oltre che più recentemente anche a livello nazionale grazie alla strumentalizzazione in ottica elettorale da parte del leader della Lega) la polemica sul provvedimento della giunta del Comune di Bologna di estendere a tutto il centro abitato del capoluogo emiliano il limite di circolazione ai 30Km/h già presente da anni in molte aree della città, mantenendo comunque la circolazione a 50Km/h sulle direttrici principali ad alto scorrimento e su altre strade con caratteristiche adeguate.

Personalmente dichiaro immediatamente, da cittadino di nascita e di residenza nel Comune in questione, di essere assolutamente a favore della norma in oggetto per una serie di motivi.

Motivi che sostanzialmente costituiscono il corollario di una riflessione sul quello che, credo, sarà l’ineluttabile evoluzione che presto o tardi dovranno compiere tutte quelle città che negli anni a venire vorranno porre attenzione e cura prioritaria alla qualità della vita della propria comunità.

E ciò, per forza di cose, dovrà essere una “qualità di vita integrale” ovvero da perseguirsi agendo anche su aspetti della quotidiana vita comune. Questi, fino ad oggi, sono stati lasciati in secondo piano o considerati addirittura come un fastidio e un ostacolo rispetto all’evolversi e all’estremizzarsi di un modello socio-economico iperindividualista, che ha mostrato invece tutto il suo fallimento e la sua non sostenibilità economica, ambientale e soprattutto sociale.

Una qualità integrale che richiede fin da oggi una decisa azione volta riequilibrare la distribuzione di tutti quegli “spazi” e “tempi” di vita che così profondamente sono stati stravolti nel corso degli ultimi decenni.

È lampante che tale azione di bilanciamento non possa prescindere da un profondo ripensamento della mobilità cittadina, potendo sfruttare il vantaggio, tra l’altro, di attingere alle esperienze di una sempre crescente schiera di città europee avanzate dove si è già realizzato tale cambiamento, con un diffuso e consolidato successo.

Bene ha fatto quindi la giunta Lepore a portare avanti questa misura che, al contrario di quanto affermato da alcuni detrattori, interessati e non, era ben nota alla cittadinanza in quanto pilastro del programma elettorale con cui il sindaco in carica nell’ottobre 2021 ha vinto al primo turno con oltre il 60%.

Meno bene, forse, l’amministrazione ha fatto in termini comunicativi e di coinvolgimento dei cittadini. Una misura che impatta sulle abitudini quotidiane in modo sicuramente massiccio avrebbe forse meritato un strategia comunicativa più visibile, più partecipativa e più coinvolgente. Inoltre il fatto che si stia parlando nella fattispecie di un limite di velocità (e quindi sostanzialmente di una norma coercitiva) non esclude però che si sarebbe potuto opportunamente studiare nei confronti di tutti gli utenti della strada qualche strumento di c.d. “nudge” (o spinta gentile) che avrebbero probabilmente reso meno “traumatico” tale passaggio.

Una maggiore attenzione su tale piano avrebbe inoltre evidenziato e valorizzato maggiormente agli occhi dell’opinione pubblica i dati scientifici e gli investimenti amministrativi collegati che corroborano e completano la bontà della misura.

L’investimento effettuato, per esempio, sulla nuova centrale di controllo semaforico (che sfrutta in tempo reale una nuova fitta rete di spire di rilevazione in un’ottica di Smart City) permetterà, nonostante questo possa sembrare controintuitivo, di fluidificare il flusso del traffico anche abbassando il limite di velocità in una città in cui comunque la media per spostamento urbano è stata fino ad oggi di 22 Km/h.

Probabilmente rimane fermo l’aspetto più importante ovvero l’abissale differenza, tra le due velocità massime, nel tasso di sopravvivenza di un pedone in caso di impatto (1 su 10 ai 50Km/h vs 9 su 10 ai 30Km/h), come rilevato da studi della World Health Organization.

Conforta in verità che sondaggi effettuati da istituti demoscopici con campionature statistiche ponderate (al contrario di quelli a votazione libera ed incontrollata che qualche testata locale ha proposto su proprio sito), come per esempio quello effettuato su un campione nazionale a luglio 2023 da Quorum/YouTrend per SkyTG24 in concomitanza con l’entrata in vigore del provvedimento bolognese, riportino un dato del 51% di favorevoli (40% contrari e 9% “non so”).

D’altra parte, se a guidare i detrattori da tastiera sono da una parte i leader della destra, i quali fanno finta di ignorare che anche diversi loro amministratori sono favorevoli alla misura, e dall’altra i (pochi) manifestanti, sotto al Municipio con la maschera di Milei, ovvero il nuovo vate mondiale dell’iperliberismo e del darwinismo sociale, allora l’ottimismo deve avere pieno diritto di cittadinanza.