L’idea di un ricompattamento dell’area di centro non è un insulto alla ragione. Anzi, a compulsare i sondaggi si coglie nitidamente questo bisogno di concentrazione ideale e politica attorno a una proposta siffatta; un bisogno che alcuni traducono con moderazione, altri con equilibrio e razionalità, altri ancora con dinamismo riformatore, ma senza presunzioni e arroganze. A questi ultimi appartengono effettivamente o dovrebbero appartenere gli emuli consapevoli della posizione democratico cristiana. Essi costituiscono oggi una minoranza, ma sono in qualche modo protagonisti. Immaginare che il centro riemerga dalle profondità della crisi italiana, pesantemente rivelata e aggravata dalla pandemia, a prescindere dal contributo dei democratici cristiani, è perlomeno presuntuoso.

Bonalberti è preoccupato, tuttavia, delle incomprensioni ancora presenti nell’area dei riformatori di centro. Si appella al “Manifesto Zamagni” per lamentare la pigrizia con la quale i suoi sostenitori affrontano il nodo dei rapporti con la neocostituita “Federazione popolare dei DC”; stima l’intervento ultimo di Merlo troppo sbilanciato verso il Pd, quasi a riprova di una incancellabile subalternità; rimprovera a Dellai di alimentare una rilettura del pensiero di De Gasperi in modo artificioso e finanche arbitrario. Insomma, Bonalberti segnala il pericolo che dietro alcune affermazioni di principio si dipani il filo – sempre lo stesso – di un certo settarismo cattolico democratico, votato alla compiacenza nei riguardi dei sopravvissuti al naufragio del comunismo. 

In sintesi, Bonalberti lancia un grido di allarme. “Sono più volte intervenuto – così dice – evidenziando come tra le indicazioni del nostro patto federativo (il patto dei neocentristi della Federazione DC, ndr) e quelle del “Manifesto Zamagni” non ci siano differenze strategiche incompatibili, pur non sottacendo il peso di quella pregiudiziale assai ben reiterata, soprattutto negli interventi dell’On. Dellai, relativa a “un partito di centro che guarda a sinistra”. Una pregiudiziale che si vorrebbe far risalire a una dichiarazione resa da De Gasperi, con riferimento alla DC, in un contesto incomparabilmente diverso da quello che stiamo vivendo oggi”.

Ora qui sta, effettivamente, il punto di distinzione è contrasto. L’ipostatizzazione di un’idea di centro come indifferenza tra destra e sinistra, anche con la generosa ambizione di andare oltre queste classiche categorie della politica, non ha aderenza con il dato oggettivo della battaglia in corso. È una fuga nell’astrazione. Per questo il concetto racchiuso nella formula degasperiana ha il merito di mettere nuovamente in circolo  quella risorsa di realismo che qualifica la politica d’ispirazione cristiana, tanto da presupporre, nel contesto delle lotte di partito, il riconoscimento di una preminente minaccia da destra. Anche in America, di fronte alla devastazione rappresentata dal trumpismo, un nucleo di repubblicani di centro ha rotto gli indugi e ha promosso una iniziativa – il Progetto Lincoln – diretta a sfrattare nelle elezioni di novembre l’attuale inquilino della Casa Bianca. Questo vuol dire, dunque, che l’attrattività del pur afasico Biden dipende dalla estensione di un appello che supera gli steccati tra destra e sinistra, ma non per indifferenza rispetto alle questioni in campo.

Il centro ha senso se fissa un discrimine, esattamente come Bonalberti non vorrebbe che fosse, anche a discapito di una serena riscoperta della lezione di De Gasperi. Se in America il problema è prendere posizione sul “fenomeno Trump”, da noi, in Italia e in Europa, il problema analogamente si pone a petto della “questione sovranista”. Tutto si lega. Chi è fedele alla nozione del progressismo di centro, resa concreta dalla storica azione democratica della DC, ha l’obbligo di discernere quale sia l’elemento essenziale della posta in gioco. Discutere, allora, vuol dire  anzitutto afferrare l’aspetto che rende obsoleta una dialettica di mero posizionamento, fors’anche per pallide ragioni di potere, ma non il chiarimento sulla funzione imprescindibile del cattolicesimo politico come fonte continua di irradiazione della speranza di giustizia e rinnovamento. Questo è il centro che guarda e muove verso sinistra.