La riunione del Consiglio Supremo di Difesa, presieduto dal Capo dello Stato, ha riportato al centro del dibattito la sicurezza nazionale. L’organismo — previsto dall’articolo 87 della Costituzione — coordina le decisioni strategiche in materia di difesa e riunisce intorno al Presidente della Repubblica il premier, i ministri competenti e i vertici delle Forze Armate e dell’intelligence.
Il richiamo del Quirinale
In un quadro internazionale segnato dalla guerra in Ucraina e da tensioni globali crescenti, il CSD ha richiamato l’attenzione su un aspetto meno visibile ma altrettanto pericoloso: la minaccia ibrida.
I fenomeni indicati nel comunicato sono: disinformazione su vasta scala, interferenze nei processi democratici, attacchi informatici alle infrastrutture critiche e all’ecosistema digitale, manipolazione dell’opinione pubblica attraverso l’uso distorto dell’intelligenza artificiale. Tecniche destinate a colpire non solo consegne militari, ma la coesione interna della comunità nazionale.
Il riferimento è esplicito: secondo il CSD la Russia continua a rappresentare «la principale fonte» di queste azioni ostili, condotte con mezzi non convenzionali. Una minaccia non dichiarata, ma persistente e pervasiva, che mette in discussione l’integrità delle istituzioni e la fiducia dei cittadini.
Il rilancio di Elena Bonetti
Non si è fatta attendere la riflessione di Elena Bonetti, ex ministra della Famiglia e attuale presidente di Azione. Su X, la deputata ha sottolineato:
«Nessuna forza politica in Italia può eludere quanto segnalato dal Consiglio Supremo di Difesa: la Russia continua a rappresentare la principale fonte di minaccia ibrida per l’Italia e per l’Europa. Dalla manipolazione dello spazio cognitivo agli attacchi cyber, siamo di fronte a un’offensiva che mira a indebolire le nostre istituzioni».
Bonetti ha ricordato che Azione ha già presentato una proposta di legge per introdurre uno “Scudo Democratico” a difesa della sicurezza informativa e dell’integrità dei processi democratici. Una risposta normativa — sostiene — necessaria e urgente. «Si tratta di difendere la nostra democrazia e lo spazio europeo. Il Parlamento si faccia carico di queste priorità. Senza ambiguità».
La politica di sicurezza non può dunque limitarsi a questioni militari o diplomatiche: deve includere la protezione del dibattito pubblico, della comunicazione politica e della dimensione digitale.
Un tema cruciale sotto i riflettori dell’opinione pubblica
Il dibattito pubblico italiano è spesso concentrato su temi di politica interna, ma la minaccia ibrida — come ha spiegato il CSD — procede silenziosamente. Le fake news, le campagne online manipolate, le interferenze nei flussi informativi non sono più un terreno da specialisti: sono già parte della vita democratica quotidiana.
L’intervento del Consiglio Supremo e l’appello di Bonetti riportano all’attenzione una verità scomoda: difendere la democrazia oggi significa anche difendere il senso critico dei cittadini, la credibilità delle istituzioni e la correttezza del discorso pubblico.
Un compito che non può essere rinviato.

