Il 28 aprile il Presidente della Repubblica Francese ha firmato il mandato di cattura per dieci italiani. Si tratta di ex brigatisti armati, legati a vari nuclei terroristici, il più celebre conosciuto col nome di Brigate Rosse, le famigerate “BR”, responsabili di rapimenti e delitti (il più noto è quello ai danni dell’on. Aldo Moro) negli anni ’70-’80, in Italia. La loro “caccia” non è mai cessata in tutto il mondo, pur trovando sovente difficoltà di ordine “diplomatico”. Non tutti i Paesi, infatti, hanno consegnato con eccessivo entusiasmo i terroristi all’Italia, appellandosi a trattati o convenzioni. La realtà è che le “simpatie” verso le frange della sinistra radicale, fino a pochi anni fa, erano ancora tenaci. Tuttavia, il progressivo cambiamento di mentalità di quelle forze culturali e politiche che, anche in Europa Occidentale, si abbeveravano nelle narrazioni di sinistra, verso una nuova mentalità sempre più liberista e liberale, toglie progressivamente la “protezione” politica e mediatica agli ultimi esuli del brigatismo armato. In Francia l’Eliseo, in merito all’arresto degli ex brigatisti italiani, si è affrettato nel precisare che una tale solerzia, da parte loro, “si colloca strettamente nella logica della “dottrina Mitterrand” di accordare l’asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue”. Una sensibilità che, tuttavia, non venne sempre osservata; si ricordi in particolare il caso del brigatista Cesare Battisti che, esule in Francia, beneficiò della protezione della dottrina Mitterand fino a quando lui stesso non intuì il cambiamento dei tempi, che lo vide riparare nel 2004 in Brasile. Nonostante la sensibilità del presidente brasiliano Lula, Battisti venne arrestato da un nucleo dell’Interpol, composto da agenti della polizia italiana, nel 2019, e trasferito in Italia nelle mani dei ministri degli Interni e della Giustizia, rispettivamente Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, con un’enfasi mediatica volutamente marcata. 

Ieri, dei 7 fermati in Francia (altri tre sono riusciti a scappare, forse avvertiti durante gli arresti), quattro hanno una condanna all’ergastolo: Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi (BR) e Narciso Manenti (NACT). Per Giovanni Alimonti e Enzo Calvitti (BR), la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Giorgio Pietrostefani, co-fondatore di Lotta Continua (LC), deve scontare una pena di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni. Per tutti loro, i reati sono diversi, e vanno dalla rapina alla partecipazione a banda armata; sequestro;  omicidio. Nonostante gli ex brigatisti di sinistra, di tutte le denominazioni, godettero in passato di una certa simpatia, anche istituzionale, volta alla clemenza, il capitalismo ha travolto il nostro continente meglio di come avrebbero fatto il fascismo o il comunismo con i loro carri armati. I ragazzi e le ragazze di oggi sono per lo più disinteressati alla politica, soprattutto da una Sinistra che non riconoscono utile a soddisfare le loro ambizioni e i loro desideri. Gli ex “martiri” del socialismo armato sono quindi lasciati a loro stessi, senza più alcun riflettore, se non quello delle polizie di tutto il mondo.