Buccia, bocce e bocciature: la politica italiana in bilico.

Un'analisi, leggera ma non troppo, dell'Italia tra sfide politiche e retorica. Tra continui giochi di potere, media sensazionalistici e alleanze fragili, il paese cerca stabilità, scivolando però su irrisorie diatribe.

Nel bel Paese tira aria di alta pressione, clima sereno in cielo ma burrasca ancora in terra, oscillando convulsamente tra Maxxi e più veriteriamente mini risse di modeste entità che pure, apparentemente in mancanza d’altro, si impongono alla cronaca quotidiana.

Il mondo va avanti ma ancora si è parlato dell’affettato modo di esprimersi del Ministro della Cultura, forse un po’ compiaciuto della laurea di recente acquisita, che certo sarebbe più esecrato se si esprimesse in modo approssimativo. 

Ci si è aggiunta la vicenda dei rotanti Capi di gabinetto, Gilioli e Spano e chi altro verrà, tema di ottima pesca per gli appassionati di storie sentimentali e indirizzi sessuali all’interno della struttura del dicastero, spanando lo sguardo su ciò che è di scarso interesse e consistenza per la politica di sostanza.

Abbiamo assistito alle fondamentali immagini del cranio dell’ex Ministro Sangiuliano, segnato come un tosaerba dalle unghie della sua amante Boccia.

L’uomo è scivolato su una boccia di banana e fino alla pensione gli resterà il tempo ormai per andare a giocare a bocce rimestando sull’arte dell’accosto, del tiro di raffa o di volo.  Su Report ci siamo consolati con le foto essenziali per la nostra sopravvivenza, immagini proposte da una sbandierata televisione di stato o meglio sarebbe dire di “strato” che per giustificarsi parla sempre alla stessa pancia degli ascoltatori e non al cuore o alla mente. Così potrà fare l’audience per continuare a pagarsi gli stipendi.

Per l’intanto in un paese a corto di idee, che più spesso appare una corte dei miracoli, la magistratura ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea per portare, alle “corti” o alle brevi, una questione rilevante e sapere quando un paese straniero sia o meno sicuro per i suoi cittadini.

Nello stesso tempo in Liguria, ha vinto Buccia. Il processo di piazza, evocato dalle Sinistre per chiedere la testa di Toti, non ha dato condanne dell’elettorato, come quella rimediata (fuori da elezioni) dal Cardinal Becciu che ancora legittimamente reclama la sua innocenza. 

Buccia ha avuto scarpe con saldo grip per conquistare i voti centristi, evitando inciampi e cadute, proclamando di aver raggiunto il brillante risultato perché ci ha messo la faccia. Non si vede che altro avrebbe dovuto metterci. Gomiti e quant’altro non sarebbero apprezzati.

Il neo Governatore ha rivisto le bucce alla Sinistra mettendone a nudo i limiti e le ambiguità e gli ha fatto le bucce sconfiggendola. “Qual suole il fiammeggiar de le cose unte muoversi pur su per la strema buccia, tal era lì dai calcagni a le punte”. Il cammino per il Pd e armata di scorta non sarà semplice, anzi più che mai arduo e scivoloso con il rischio di nuove bocciature.

Buccia ha goduto del sostegno decisivo anche di Scajola, una che nella sua terra vanta ancora un suo patrimonio di consensi e che evidentemente sa far diventare lisce le asperità delle pareti politiche. Saper trattare la scagliola non è da tutti.

Non è sbocciato il fiore della sinistra che è caduta sbucciandosi ulteriormente le ginocchia di una coalizione abortita in corso d’opera. Orlando ha preso più voti delle sue liste, non è caduto dall’orlo del precipizio ma sulla sua lista ha ottenuto comunque in percentuale la metà dei voti di quelli della lista del nuovo Capo della Regione. 

Par che già si pensi a riciclarlo come futuro candidato a Sindaco di Genova. Sarebbe un errore. Quando si sceglie un ruolo, anche di opposizione, in Consiglio regionale si permane e non si abbandona. “Michetti chi?” è un esempio di come così non si fa.

I 5S hanno preso un’altra cinquina, sfortunatamente non del lotto, sfiorando il 5% di consensi. Per questo, invece di far politica, si arroccheranno ancor più sulle loro posizioni pur di salvare lo spazio via via in riduzione, essendo solo questione di tempo. Si tratta di una cronaca di una morte annunciata. Meglio che il paese ne decreti una rapida agonia e si dia spazio ad altri senza che Conte agogni strumentalmente irrecuperabili fasti del passato. 

La Schlein potrebbe o dovrebbe forse decidere di congedarli ed aprire le braccia a Renzi o alla composizione di un eventuale centro. Un esperimento direbbe almeno come andrebbe a finire.

Ad oggi, muovendo per il contrario, ha portato a casa una sconfitta. Parodiando una vecchia canzone si potrebbe dire che “Bisogna saper scegliere, non sempre si può vincere, come vuoi e quando vuoi”.

La Segretaria del Pd ha raddoppiato i voti del suo partito ma sta correndo il rischio, con le prossime elezioni regionali, di mettere in crisi la sua Segreteria e di dover lasciare ad altri la sua provvisoria leadership. Lascia raddoppia o si sdoppia è la partita in gioco prossimamente.

Già si addensano ombre rosse in Umbria e sarebbe bene battesse un colpo chiaro a chi ne attende una indicazione e un programma politico a cui guardare.

Per non farsi mancare nulla, viviamo in un mondo di spie che avrà termine solo quando le notizie apprese non saranno mai di nessun interesse. Considerati i fatti di oggi, probabilmente siamo prossimi a quel punto.

Prossime elezioni del Presidente degli Stati Uniti, d’America: Stars di ogni tipo, più quotati dei nostri 5S, hanno dato il proprio endorsement a Trump o alla Harris. Sono andati in soccorso dell’uno o dell’altro dei rivali, quasi a dorso di cavallo pur di supportarli. 

Solo il fondatore di Amazon si è chiamato fuori non condividendo di mettere un settimo sigillo da una parte o dall’altra. Non spedirà a nessuno un suo abbraccio e tanto meno un suo…bezos.