Sta facendo alquanto discutere la spiacevolissima scoperta, da parte delle imprese interessate all’erogazione dei prestiti previsti e garantiti nel decreto “Cura Italia”, della “inaspettata” necessità di documentazione aggiuntiva da produrre alle banche erogatrici per sperare di ottenere il prestito rispetto agli automatismi definiti in decreto.
La specifica problematica, ben raccontata con un caso concreto dall‘articolo di Dario di Vico sul Corriere della Sera, pone una serie di considerazioni che a nostro avviso non possono concludersi semplicemente nell’incolpare quell’ormai abusato capro espiatorio che risponde, sempre molto genericamente, al nome di burocrazia.
Intendiamoci: la burocrazia pubblica non è estranea a questa vicenda, come non lo è probabilmente la mancata previsione in DPCM di una più cogente e profonda semplificazione delle tecnicalità da imporre alle banche per l’erogazione di questa specifica linea di credito. Tuttavia, in questo pur perfettibile scenario di regolamentazione pubblica, è lampante che la principale causa di questa dannosa situazione per il sistema produttivo del Paese si stia producendo a causa di burocrazia di natura bancaria.
Sia chiaro: nessuno può chiedere al settore bancario di operare contra legem, ma altrettanto legittimamente ci si sarebbe potuto aspettare da parte di ABI una esplicita interpretazione (ed una relativa moral suasion sui propri associati) del quadro normativo vigente, DPCM compreso, più coerente con il quadro generale attuale che il Paese sta attraversando.
Duole dirlo, ma fino a qui niente di nuovo rispetto all’atteggiamento tenuto dagli Istituti di credito nel corso degli ultimi anni.
Ci si domanda però se, viste le condizioni generali, finalmente potrà risultare utile al Paese in modo visibile, e soprattutto concreto, l’ormai storica partecipazione delle banche alla base associativa di Confindustria. Una partecipazione che ha destato in passato numerosi e facilmente intuibili dubbi di opportunità, fino ad arrivare a sollevare perplessità sulla reale natura di tale organizzazione e della sua capacità di rappresentare interi settori economici piuttosto che solo alcuni in particolare.
Ebbene, oggi il nuovo Presidente designato di Confindustria, presentatosi in modo assai “combattivo” solo pochi giorni fa, ha la possibilità concreta di agire direttamente nei confronti di alcuni dei soci di Viale dell’Astronomia, e di dare seguito fin da subito al proprio grintoso proclama contro la burocrazia. Vogliamo sperare di qualsiasi natura o provenienza essa sia.
La componente produttiva del Paese, di cui lui rappresenta ufficialmente una parte importante, può attendere ancora per poco.