
Roma, 27 dic. (askanews) – Essere allenatore dell’Inter non spaventa, anzi rappresenta uno stimolo continuo. Parola di Christian-Chivu alla vigilia di Atalanta-Inter in programma domani alle ore 20.45. Il tecnico nerazzurro ha spiegato così il suo approccio a una panchina per definizione sempre in bilico: “Mi stimola. L’importante è imparare e farsi la pelle. So cosa posso portare e mi siedo al tavolo con persone che mi stimolano e mi danno qualcosa. Dalla vita ho imparato che sono disposto anche a stare da solo, perché questo mestiere è così. Ho grande dignità, che non è in vendita, so di essere leale e so qual è la mia ambizione”.
Tra i temi affrontati anche il percorso di Alexander Stankovic, ex capitano della Primavera nerazzurra e oggi protagonista al Bruges. L’allenatore non nasconde l’attenzione del club: “Sono il suo primo tifoso insieme a papà Dejan. Ho avuto la fortuna di allenarlo e di trasmettergli dei valori. Ha avuto il coraggio di fare esperienza all’estero, di tagliare il cordone ombelicale. Lo seguiamo con interesse, è nato con i colori nerazzurri nel sangue”.
Sulle dinamiche interne allo spogliatoio, il tecnico è netto: “Le cose che si dicono dentro lo spogliatoio si dicono in faccia. Si critica e si fa autocritica, ma fuori certe cose non si devono dire. Voglio mantenere rispetto per i giocatori, questo non significa che tra di noi non ci si dica la verità. Sappiamo dove migliorare e stiamo lavorando sodo. Ogni scivolone non deve diventare per forza un problema”.
Dalla Supercoppa, nonostante il risultato, l’Inter porta via comunque spunti utili: “Sarei ipocrita a dire che sono contento. Il Bologna mette in difficoltà tutti, un po’ come l’Atalanta. A volte col bel gioco o col dominio non si vince. Dobbiamo trovare lo stimolo giusto per aggiungere ciò che è mancato”.
Capitolo infermeria e scelte tecniche: “Calhanoglu ha fatto il primo allenamento prima della semifinale di Supercoppa, poi ha dato continuità. Domani è a disposizione. Martinez ci ha dato buoni segnali: con il calendario di gennaio avremo modo di rivederlo”. Esclusa invece l’ipotesi Frattesi esterno a destra: “Non ci ho pensato. Abbiamo fatto esperimenti con Carlos Augusto e Diouf. Frattesi lo abbiamo pensato sotto punta per valorizzare i suoi inserimenti. Ha giocato meno di quanto qualcuno si aspettasse, ma non posso raccontare tutto. Ci sono cose che restano nello spogliatoio. Quel ruolo lo sta facendo discretamente bene Luis Henrique”.
Proprio sull’assenza di Dumfries e sul rendimento dei sostituti, l’allenatore difende il gruppo: “Luis Henrique è in una realtà nuova, con pressioni altissime, ma l’ho visto all’altezza. Ha dato il suo contributo, magari gli è mancata un po’ di iniziativa, ma tatticamente e come prestazione non ha fatto meno degli altri. Dumfries resta importantissimo per gol e apporto al gruppo”.
Alla domanda sulla mancanza di continuità negli scontri diretti, la risposta guarda alla crescita mentale: “Dobbiamo essere più forti della frustrazione e delle ingiustizie, più forti di come siamo percepiti da fuori. Dobbiamo aggiungere qualcosa sul piano motivazionale e delle responsabilità. Non togliere, ma aggiungere, forse uscendo un po’ dalla zona di comfort”.
Il salto di qualità, secondo il tecnico, passa anche dall’ambizione quotidiana: “Il campionato è lungo, per noi ogni partita è importante. Sappiamo che piccoli errori possono indirizzare le gare. Dobbiamo osare tutti i giorni e avere l’ambizione di competere fino in fondo”.
Guardando al bilancio dell’anno, l’allenatore resta focalizzato sul collettivo: “Non parlo mai di me, ma della squadra. I primi cinque mesi sono stati difficili, anche per il vissuto della stagione scorsa. Abbiamo lavorato tanto per rimetterci sulla strada giusta. Non siamo perfetti, ma stiamo cercando di migliorare gli aspetti che indirizzano la stagione. Non è semplice definirci un cantiere aperto a dicembre, ma conserviamo esigenza e ambizione”.
Sul mercato, poche parole e molta prudenza: “Per un allenatore è sempre difficile parlarne. Sembra mancare di rispetto ai giocatori. Nessun allenatore dirà mai cosa serve davvero, altrimenti direbbe che i suoi non sono all’altezza”.
Infine, lo sguardo alla prossima sfida contro l’Atalanta: “È sempre una partita ostica, indipendentemente dall’allenatore. In nove anni con Gasperini hanno costruito tantissimo. Con Palladino hanno trovato continuità e nuovi stimoli. Non è mai semplice per intensità, difesa e ritmo. Dovremo essere bravi e coraggiosi”.

