Roma, 2 ott. (askanews) – Fabio Cannavaro torna a sedere su una panchina internazionale. L’ex capitano dell’Italia campione del mondo nel 2006 è pronto a una nuova avventura: sarà infatti il commissario tecnico dell’Uzbekistan, una delle diciotto nazionali già qualificate al Mondiale 2026.
Per Cannavaro, 52 anni, si tratta della seconda esperienza alla guida di una selezione nazionale, dopo la breve parentesi con la Cina nel 2019, durata appena 52 giorni. Stavolta però il contesto è decisamente diverso: l’Uzbekistan ha compiuto negli ultimi anni un percorso di crescita costante, riuscendo a conquistare una storica qualificazione alla Coppa del Mondo. Una sfida intrigante per un allenatore che ha sempre cercato esperienze fuori dagli schemi, lontano dalle rotte più battute del calcio europeo.
Il percorso in panchina di Cannavaro è stato fin qui variegato e cosmopolita: dalla Cina, dove ha guidato Guangzhou Evergrande e Tianjin Quanjian, all’Arabia Saudita, fino al ritorno in Italia con Benevento e Udinese, passando per l’esperienza più recente in Croazia con la Dinamo Zagabria. Un bagaglio internazionale che ora potrebbe rivelarsi prezioso per plasmare una nazionale emergente, desiderosa di farsi notare sul palcoscenico globale.
La scelta della federazione uzbeka è coraggiosa ma non casuale. Cannavaro porta con sé non soltanto il prestigio di un Pallone d’Oro e di un campione del mondo, ma anche la mentalità vincente e la capacità di trasmettere disciplina e motivazioni a un gruppo giovane e ambizioso. In Uzbekistan cresce infatti un movimento calcistico che vuole consolidarsi, e l’arrivo di una figura di carisma internazionale come quella di Cannavaro rappresenta un segnale forte in vista del 2026.
Per l’ex difensore azzurro sarà l’occasione per rilanciarsi definitivamente come allenatore. Dopo anni tra alti e bassi, Cannavaro avrà la possibilità di guidare una nazionale in un palcoscenico che conosce bene da calciatore e che adesso vivrà dall’altra parte della barricata. L’obiettivo sarà portare entusiasmo e dare un’identità tattica a una squadra che, con lui in panchina, sogna di sorprendere al prossimo Mondiale.