Roma, 10 nov. (askanews) – Vigilia della sfida con Moldavia e NOrvegia per la Nazionale di Rino Gattuso. Il ct difende la scuola italiana, elogia Italiano e Gasperini, e bacchetta chi parla di “calcio malato”. Poi su Chiesa, Scamacca e i moduli: “Voglio gente che si impegni e si migliori, non partite di allenamento”
Nessun tono cupo, piuttosto la voglia di mettere ordine nel dibattito. Rino Gattuso si presenta in conferenza con la solita voce roca ma le idee chiarissime. Alla vigilia della doppia amichevole con Moldavia e Norvegia, il CT azzurro si toglie qualche sassolino dalle scarpe e difende con forza il calcio italiano da chi lo dà per spacciato.
“Quando faccio i complimenti a Italiano e Gasperini spiega mi riferisco a un calcio di livello. È vero che in Premier si gioca un altro sport, ma la Serie A resta molto impegnativa: abbiamo tecnici preparati e tatticamente forti. Il problema non è il campionato, ma il fatto che tra le prime 5-6 squadre ci siano solo uno o due italiani titolari. E questo mi fa male”.
Il pensiero corre subito ai giovani, da Pio a Raspadori: “Pensate al peso che può avere un ragazzo di vent’anni quando sbaglia un’occasione… Giacomo gioca pochissimo, e questo è un problema. Dovremmo parlare di questo, non dire che il nostro campionato fa schifo. Poi sì, qualche stadio più bello aiuterebbe, ma la Serie A resta durissima”.
Sui temi tattici, Gattuso conferma la sua solita concretezza: “Il calcio è cambiato: oggi si va sui riferimenti, non più di reparto come ai tempi di Sarri. C’è doppia profondità, tanto campo da coprire. Non è che non sappiamo più difendere, è che si gioca in un modo diverso”.
Per le prossime partite, spazio alle rotazioni e all’impegno: “Non sarà una scampagnata avverte voglio vedere chi ha avuto meno spazio. Scamacca? Non deve dimostrarmi nulla, so cosa può dare. Ha avuto infortuni seri ma ha qualità enormi. Voglio solo che faccia le cose per bene”.
Su Chiesa, Gattuso è diretto: “Parlo spesso con lui. Bisogna rispettare le scelte e le problematiche che ognuno di noi ha. È una decisione sua, ed è di facile lettura, altrimenti non l’avrei spiegata per la quinta volta”.
Poi il discorso si fa più largo, e tocca il cuore del progetto azzurro: “Con le giovanili c’è stato un lavoro incredibile, ma serve pazienza. Ai miei tempi faticavamo prima dell’Under 21, ora è il contrario. Non dobbiamo perdere i ragazzi per strada. L’importante è che ci sia consapevolezza, anche nei club, nel mettere al centro la Nazionale”.
In chiusura, una riflessione che suona come una dichiarazione di intenti: “Io mi diverto quando le squadre si aprono, quando provano a fare qualcosa di diverso. Voglio coraggio, come quello di Italiano e Gasperini. E chi verrà in campo, anche con la Moldavia, dovrà dimostrare proprio questo: di voler crescere, insieme, per riportare l’Italia dove merita”.

