Roma, 27 ott. (askanews) – All’Olimpico decide un gol del croato al 10′. Juventus al quarto match senza segnare e all’ottavo senza vincere: è crisi nera. Sarri sorride, Tudor si chiude nel silenzio amaro di chi non trova più la chiave del gol. La Juventus non segna, non vince, non convince: otto partite senza successi, quattro consecutive senza reti. Numeri da brivido per una squadra che sembra avere smarrito sé stessa. All’Olimpico la Lazio di Maurizio Sarri torna invece a respirare, soffrendo ma colpendo al momento giusto grazie a un sinistro deviato di Basic dopo appena nove minuti. Finisce 1-0, con la Juve che accumula possesso sterile, errori e frustrazione, e con la panchina di Igor Tudor che scricchiola pericolosamente. Il primo tempo è un concentrato di occasioni sprecate e nervosismo crescente. La Juve, disegnata da Tudor con un 3-5-2 iniziale, parte bene ma si inceppa presto. L’errore da matita rossa di David regala a Cataldi la palla del vantaggio, rifinita per Basic che trova la deviazione decisiva di Gatti e manda in visibilio l’Olimpico. Da lì in avanti, i bianconeri si perdono nei propri limiti: Vlahovic non incide, David è in giornata no, e i pochi sprazzi di Conceição si spengono contro il muro biancoceleste. La Lazio, pur con l’infermeria piena, gioca con organizzazione e compattezza, lasciando ai rivali solo la consolazione di un lungo possesso palla senza sostanza.
Nella ripresa Tudor cambia modulo e filosofia, passando a un 4-2-3-1 super offensivo con Yildiz dentro per accendere la manovra. Ma il film non cambia: la traversa (su azione poi annullata per fuorigioco) è l’unico lampo in una serata stregata. Provedel para tutto il parabile, Gila e Romagnoli fanno muro, e la Juve affonda nella confusione. Gli ingressi di Kostic, Thuram e Openda non cambiano la trama: tanta volontà, poca precisione. Nel finale, Sarri si gode i fischi che diventano applausi, e il colpo di reni dei suoi che resistono fino al triplice fischio. Igor Tudor prova a tenere i nervi saldi: “Se mi sento sicuro? Tutti mi fanno queste domande, ma io non penso a me stesso. Non me ne frega niente del futuro, cerco di essere lucido di fronte a tutti i problemi che ci sono. È un momento difficile, ma la squadra deve reagire. Manca il gol, manca un po’ di fiducia, ma non dobbiamo mollare.” Sotto la superficie, però, l’amarezza è evidente. Otto partite senza vittoria, l’attacco più sterile degli ultimi trent’anni e una panchina che traballa: lo scenario è cupo. Maurizio Sarri, invece, ritrova il sorriso di chi ha saputo fare di necessità virtù: “Abbiamo sofferto ma anche limitatamente, esclusi un paio di momenti. Abbiamo giocato con sacrificio ma anche con qualità. Sono contento per il pubblico. Basic? Si era un po’ perso, era finito fuori lista. L’ho visto cresciuto in personalità, ci sta dando una grande mano. È un ragazzo con una grande componente umana, oltre che tecnica.” Poi una carezza a Isaksen, sorpresa di giornata: “Era in crescita già in allenamento, ma non pensavamo così tanto. Ha fatto una grande partita.” E sul presunto vertice con Fabiani e Lotito, Sarri taglia corto: “Un incontro normalissimo. Se è stato scritto qualcosa è fake. Ho un ottimo rapporto con entrambi.”

