Roma, 4 dic. (askanews) – A quarant’anni dalla tragedia dell’Heysel, il ricordo resta una ferita aperta. Trentanove vittime e un 29 maggio 1985 che ha cambiato per sempre il calcio europeo. Da allora Juventus-Liverpool è indissolubilmente legata a quella notte in cui un sogno si trasformò in dramma.
Oggi, nella Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati “Nilde Iotti”, si è svolto l’evento “Quella notte all’Heysel e la manutenzione della memoria”, titolo che richiama il libro di Emilio Targia pubblicato nel 2015. Un’opera con prefazione di Sandro Veronesi e postfazione di Antonio Cabrini, che ha ricordato: «I cori sull’Heysel sono assurdi e vengono da gente che non sa di che cosa parla. La violenza di quella serata è alimentata da gesti vergognosi che vanno combattuti. La memoria è uno strumento fondamentale».
Tra i presenti, il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, Marco Osnato, lo stesso Targia, il presidente della Juventus Gianluca Ferrero, Andrea Lorenzini (Associazione familiari delle vittime), Giorgio Chiellini, Fabrizio Comba e Sergio Brio. Nel corso dell’incontro è stato anche presentato un disegno di legge per istituire una Giornata della memoria dedicata alle vittime dell’Heysel.
Fontana ha aperto la cerimonia: «Sono un grande tifoso, non della Juventus ma del Verona. A maggio ho visto un documentario sull’Heysel che non mi ha fatto dormire. Mi sono immedesimato in quei ragazzi che volevano vivere un sogno. Anche io porto mia figlia allo stadio, e l’idea che non ci fosse una giornata per ricordare questa tragedia non mi sembrava giusta. Nel ricordo c’è la speranza che non accada mai più».
Ha poi preso la parola il presidente bianconero Ferrero: «Quella che doveva essere una festa sportiva si trasformò in un trauma per le famiglie e per la Juventus. Il club ha sempre lavorato per non dimenticare. Il tema della sicurezza resta centrale: l’Allianz Stadium è costruito per evitare che fatti simili possano ripetersi».
Commosso e diretto l’intervento di Sergio Brio, in campo quella sera: «Arrivammo a Bruxelles convinti di vincere la nostra prima Coppa dei Campioni. Il riscaldamento si prolungava, vedevamo gente piangere. Poi ci fu la riunione Uefa: Boniperti disse che non voleva giocare con 39 morti, ma ci fu imposto di scendere in campo per evitare ulteriori vittime e perché, in caso di annullamento, avremmo perso 3-0 a tavolino. Ci dissero che era morto un solo tifoso juventino e che dovevamo vincere per lui. Non ci fu cosa più giusta che giocare quella partita».
Brio ha aggiunto: «Andammo sotto la curva per calmare i tifosi. Vincemmo meritatamente per onorare quel supporter. Solo in albergo scoprimmo che le vittime erano 39. È stata una serata che non auguro a nessuno. I nostri nemici parlano di coppa insanguinata: non dovrebbero permettersi. Giocare quella partita fu la scelta più giusta».
In chiusura è arrivato il videomessaggio del Presidente del Coni Luciano Buonfiglio: «Fu un giorno in cui lo sport venne sconfitto. Ricordare quella notte significa ribadire che la memoria è un dovere».
Anche il presidente Figc Gabriele Gravina ha inviato un messaggio da una riunione Uefa all’estero: «’mai piu’ tragedie come l’heysel, e’ nostro dovere impedirle”

