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lunedì, 2 Giugno, 2025
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Calenda alla prova del dialogo. Se vuole contare, il centro deve rischiare

La manifestazione di Milano per la tregua a Gaza segna un passo in direzione della effettiva autonomia dell’area di centro. Ma serve uno scatto ulteriore: l’apertura a un confronto largo, anche oltre i confini dell’opposizione.

Venerdì 6 giugno, al Teatro Franco Parenti di Milano, si terrà una manifestazione per la tregua a Gaza e l’avvio di un processo di pace. L’iniziativa, promossa da Azione e Italia Viva, si muove in realtà sullo stesso terreno di quella prevista a Roma il giorno dopo, organizzata da Pd, M5S e Avs. Nessuna contrapposizione, dunque: l’obiettivo della pace resta comune. Ma il segnale politico è diverso.

A Milano prende forma una volontà di distinguersi, rivendicando l’autonomia del centro rispetto a una linea di mera contrapposizione al governo. È un passo importante, perché rilancia la necessità di una “larga unità” sulla politica estera del Paese, che dovrebbe restare fuori dalla lotta quotidiana tra maggioranza e opposizione.

Da qui nasce un interrogativo, che riguarda soprattutto Carlo Calenda. Negli ultimi mesi, il leader di Azione ha insistito su una condotta assertiva, rivendicando l’indipendenza del centro. Ora, se vuole dare maggiore incisività a questa posizione, ha l’occasione di farlo: trasformare Milano in un’occasione di confronto vero, aperto anche all’interlocuzione con le componenti più responsabili della maggioranza, a partire da chi, come il ministro degli esteri Tajani, mantiene un orientamento europeista.

 

Tajani ha preso le distanze solo tardi dall’oltranzismo israeliano, ma ha il merito di aver riportato in Parlamento il tema di “due popoli e due Stati”. Questa linea spiazza il populismo abti-europeista della Lega e le ambiguità della Meloni, preoccupata di restare nel recinto del “trumpismo”. Bisogna tener conto di queste differenze e lavorare a un processo di chiarificazione politica, per rompere il bipolarismo che imprigiona la dialettica democratica. È su questo terreno che si misura il senso politico dell’iniziativa milanese: non chi urla più forte, ma chi si assume la responsabilità di cercare soluzioni condivise.

Se il centro vuole esistere come opzione politica credibile, deve mostrare di saper parlare al Paese con spirito costruttivo, anche a costo di aprire fronti scomodi. Il dialogo non è debolezza: è un atto di forza democratica.