10.2 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleCalo dei matrimoni e crollo delle nascite: due temi su cui riflettere.

Calo dei matrimoni e crollo delle nascite: due temi su cui riflettere.

La diminuzione delle unioni e il calo demografico riflettono una società in crisi di speranza, con profonde trasformazioni culturali, economiche e valoriali che minano famiglia, solidarietà e futuro collettivo.

 

Ho scritto su Twitter alcuni giorni fa: “Matrimoni in forte diminuzione e crollo della natalità sono due dati di una società che ha perso la speranza nel futuro.” Questo tema, che tocca il cuore della nostra realtà italiana, riflette una crisi più ampia: la crescente sfiducia nelle istituzioni e nella politica, testimoniata anche dalla forte astensione elettorale, segnale di una democrazia sempre meno partecipativa.Alcuni amici hanno commentato questa breve riflessione, sollecitandomi a un approfondimento. In effetti, il calo dei matrimoni, il crollo della natalità e l’indebolimento del collante sociale rappresentano questioni centrali per la tenuta della nostra società. La famiglia, pilastro fondamentale, si sta trasformando sotto l’influenza di mutamenti socioculturali ed economici che rischiano di comprometterne il ruolo essenziale.

 

Il calo dei matrimoni: dati e cause.

Secondo i dati ISTAT, nel 2023 i matrimoni sono diminuiti del 6,7%, mentre aumentano le unioni civili, in particolare quelle tra persone dello stesso sesso, che rappresentano il 56,1% del totale (prevalentemente coppie di uomini). Ancora più marcato è il calo dei matrimoni religiosi, scesi dell’8,2% nei primi otto mesi del 2023.

Questi dati riflettono un cambiamento profondo nella società italiana, caratterizzato da una crisi della fede e della religiosità. Come in gran parte dell’Occidente, anche in Italia il relativismo etico e il declino dell’educazione cattolica stanno ridisegnando le coscienze delle nuove generazioni. Di conseguenza, il rito civile prevale ormai in oltre il 60% delle unioni, complice anche l’impatto della pandemia e la crescente preferenza per la convivenza rispetto al matrimonio tradizionale.

Un altro fattore determinante è l’aumento dell’età media dei giovani che restano a vivere con i genitori fino ai 30-35 anni, condizione che incide direttamente sul calo dei matrimoni. A questo si aggiungono i costi elevati legati alle cerimonie, siano esse religiose o civili, e la diffusione dei divorzi, che disincentivano ulteriormente la scelta del matrimonio.

Se in passato la famiglia patriarcale della società agricola si è trasformata nella famiglia coniugale della società industriale, oggi, nell’era post-industriale e digitale, assistiamo a una progressiva disgregazione del nucleo familiare. Il rischio è quello di un corpo sociale sempre più “liquido”, con conseguenze imprevedibili per l’educazione e la coesione sociale.

 

Il crollo delle nascite: un problema strutturale.

Ancora più grave del calo dei matrimoni è il crollo della natalità. L’Italia è tra i Paesi europei con il tasso di fertilità più basso (1,2 figli per donna, contro una media europea di 1,4), ben al di sotto del tasso di sostituzione generazionale di 2 figli per coppia. Secondo l’ISTAT, nel 2023 sono nati poco più di sei bambini ogni mille residenti, e il trend negativo prosegue nel 2024: nei primi sei mesi dell’anno si registrano 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Le conseguenze di questa crisi demografica sono enormi: dalla sostenibilità del sistema pensionistico e sanitario, fino alla tenuta dell’intero sistema economico e sociale. Come ha osservato Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità: “Ogni giorno perso è un giorno che non si recupera più.”

Senza interventi strutturali, l’Italia rischia di scivolare verso la crescita zero, compromettendo il futuro delle nuove generazioni. Tuttavia, le politiche nataliste proposte finora, come l’assegno unico, appaiono deboli e inadeguate rispetto alla portata del problema. È necessario un approccio più ambizioso e sistematico, che includa sgravi fiscali mirati per le famiglie con figli e una visione di lungo termine ispirata ai valori della centralità della persona, della famiglia e della solidarietà.

 

Una società in crisi di speranza

La diminuzione dei matrimoni e delle nascite riflette una società in cui la solidarietà si sta riducendo, mentre la speranza sembra svanire. Come indicava Ferdinand Tönnies, stiamo passando da una “solidarietà meccanica” a una società sempre più instabile, dove il senso di comunità si dissolve.

Questa crisi richiede non solo politiche più efficaci, ma anche un rinnovamento culturale che restituisca fiducia nel futuro. In questo senso, sarebbe auspicabile il ritorno a un modello ispirato ai valori del popolarismo: centralità della persona, famiglia, solidarietà e sussidiarietà.

Al contrario, la triade “Dio, Patria e Famiglia”, slogan del governo Meloni, rischia di rimanere una formula astratta, priva di traduzione concreta. Solo un progetto politico radicato nei valori fondanti della nostra tradizione potrà invertire questa tendenza e restituire alla società italiana la speranza che sembra aver perduto.