Nel suo primo saluto dalla Loggia delle Benedizioni, Papa Leone XIV ha scelto le parole “camminare insieme” per indicare la direzione del suo pontificato. Un’espressione che riporta alla memoria una delle lettere pastorali più significative della Chiesa italiana del secondo Novecento: Camminare insieme, pubblicata nel 1971 dal cardinale Michele Pellegrino, arcivescovo di Torino. Paolo VI ne lodò “l’accento semplice, calmo e autorevole”, riconoscendovi “sapienza evangelica e aderenza alle condizioni del popolo di Dio”.
La Lettera nasce da un ampio percorso sinodale torinese e affronta, con coraggio e realismo, le tensioni che attraversano la Chiesa: divergenze, sfiducia, divisioni. Pellegrino, consapevole della delicatezza del momento, rivendica però la libertà del vescovo come pastore e testimone, chiamato a custodire l’unità nella carità.
Tre sono le linee guida della proposta: povertà, libertà, fraternità. La povertà è intesa come stile evangelico personale e comunitario, come sobrietà che denuncia l’accumulo ingiusto e testimonia la speranza cristiana. La libertà è dono di Cristo, da vivere nella verità e nella responsabilità, come servizio e apertura al dialogo. La fraternità è il cuore pulsante di una Chiesa che vuol essere segno credibile dell’amore di Dio: tra preti, laici, comunità, e nei confronti dei poveri, degli emarginati, del mondo del lavoro.
Pellegrino richiama con forza il compito dell’evangelizzazione, dell’ascolto, della corresponsabilità ecclesiale. Non un programma astratto, ma un cammino concreto da attuare in parrocchie, gruppi, famiglie e istituzioni. La Lettera si chiude con uno sguardo fiducioso a Maria Immacolata, affinché Cristo “cresca” nella Chiesa torinese e la renda povera, libera e fraterna.
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