18.4 C
Roma
lunedì, Aprile 21, 2025
Home GiornaleCard. Pizzaballa: “Il Vangelo parla di pietra ribaltata”

Card. Pizzaballa: “Il Vangelo parla di pietra ribaltata”

“Siamo la Chiesa che custodisce il Cenacolo, ma non quello con le porte sbarrate e con i discepoli paralizzati dalla paura”. Queste il messaggio del Patriarca latino di Gerusalemme nel giorno di Pasqua.

“Siamo Chiesa viva che non si arrende di fronte ai macigni che sono posti di fronte a noi”. È racchiuso in questo passaggio tutto il significato della Pasqua per la Chiesa di Gerusalemme nel contesto storico “drammatico” attuale. A ricordarlo è stato il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, nell’omelia della messa di Pasqua, celebrata questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme. 

Commentando le letture il cardinale ha detto: “Il Vangelo ci chiede di non rinchiuderci nei nostri cenacoli e di non misurare la nostra vocazione sulle tante paure, personali o collettive che siano, ma ci invita a leggere la realtà della nostra Chiesa, alla luce dell’incontro con il Risorto”. Da qui lo spunto per rimarcare che sì, è vero, “siamo la Chiesa del Calvario” ma anche che “Cristo crocifisso non è solo simbolo di sofferenza, ma innanzitutto di amore e perdono. Siamo dunque anche la Chiesa dell’amore che sa perdonare e donare la vita, sempre, senza condizioni. Siamo la Chiesa che custodisce il Cenacolo, ma non quello con le porte sbarrate e con i discepoli paralizzati dalla paura. E ci chiede, perciò, di essere una Chiesa che supera muri e porte chiuse, barriere fisiche e umane. 

Che crede, annuncia, costruisce la pace, ma ‘non come la dà il mondo’. Abbiamo visto come il mondo ragiona, pensa, valuta. E quanto povera sia l’idea di pace del mondo, oserei dire anche offensiva! Abbiamo assistito già troppe volte ad annunci di pace traditi e offesi. La Chiesa dovrà costruire la pace che è frutto dello Spirito e che alle logiche umane di potere, alle dinamiche di violenza e di guerra, oppone dinamiche di vita, di giustizia e di perdono”. 

Per il patriarca “la risurrezione è annuncio di una vita nuova, luminosa, che emerge dalle ceneri della morte e dei suoi pungiglioni. La risurrezione è il ‘si’ di Dio anche quando il mondo grida ‘no’. L’annuncio di risurrezione non è un optional, diventa un dovere. La tomba vuota di Cristo è per noi segno e prova che vedremo la giustizia, si compirà la speranza, si affermerà la pace”. 

“Non siamo degli illusi” ha affermato il cardinale ricordando quanto sta accadendo “tra noi e nel mondo”. Poi un’ammissione: “non abbiamo molte speranze sulla capacità dei governanti di individuare soluzioni, che purtroppo appaiono sempre più lontane. E non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione per un possibile ulteriore deterioramento della situazione politica e dell’aggravarsi del disastro umanitario che si sta compiendo, soprattutto a Gaza. Penso in particolare alla nostra piccola comunità che da molti mesi ormai, è diventata segno e simbolo di solidarietà e speranza, una piccola barca ancorata alla vita, in un mare di dolore e di sofferenza”. 

Da qui l’esortazione a farsi “madri, Veroniche, Simoni di Cirene” per chi è in difficoltà: “Ricordiamoci di offrire gesti di dignità e di cura a chi sta in mezzo a noi. Anche se ci sembra di essere ancora nella Via Dolorosa, sappiamo però che la conclusione è qui, all’incontro con la Tomba vuota di Cristo”. Perché, ha spiegato il patriarca, “il Vangelo parla di pietra ribaltata. Anche se sono tanti i problemi e le difficoltà che ci affliggono, dunque, vogliamo affermare che siamo Chiesa viva, che non si arrende di fronte ai macigni che sono posti di fronte a noi. Non c’è niente di più bello che vivere con Cristo Risorto, anche oggi, ovunque, e nonostante tutto: a Gerusalemme, a Betlemme, a Nazareth, ad Amman, a Nicosia, e anche a Gaza”.