Centro barcollante? Non rinunciamo a un progetto di ampio respiro.

La lista comune del centro alle prossime Europee va accompagnata da una capacità progettuale adeguata alle sfide del nostro tempo e da una chiara opzione organizzativa per la forma partito.

Se c’è una regola universale per l’impegno politico, essa consiste nell’agire nelle condizioni date, qualunque siano: di democrazia, di dittatura, di guerra o di pace.

Per questo va respinta la tentazione di trovare sempre nuovi pretesti per rinviare a tempi migliori la ripresa di iniziativa politica del mondo del popolarismo. Per quei Popolari che hanno scelto la strada della ricostruzione del centro, non basterà invocare la frammentazione delle sigle e i personalismi che la alimentano, come motivi che giustificano un immobilismo che perdura da troppo tempo anche a causa del dissesto del sistema dei partiti. Il bipolarismo artificialmente scaturito dalle regole elettorali anziché da un faticoso ma più solido processo politico, insieme alla personalizzazione della politica, accentuata dall’introduzione dall’elezione diretta negli Enti Locali, hanno prodotto gli effetti che vediamo sui partiti e gli effetti, che speriamo di non vedere, sul sistema istituzionale con la proposta di riforma costituzionale della Meloni, a coronamento di una deriva presidenzialista trentennale.

La cultura del capo che decide senza ascoltare nessuno, dei cerchi magici, e non di rado nepotistici (che fungono da principale e ormai quasi unico serbatoio per la nomina dei parlamentari), che lo attorniano e che esautorano il ruolo delle minoranze e con esse la possibilità di un confronto democratico interno alla vita dei partiti, sono ormai prassi diffusa.

Nel generale dissesto del sistema dei partiti i danni più gravi si registrano al centro dilaniato dalla linea di faglia di un bipolarismo solo di facciata, che lo ha reso in eterna ricerca di allearsi con chi, anziché di cosa pensare e costruire per.

Dunque, non dobbiamo scoraggiarci a causa del modo precario in cui l’area di centro è articolata. Allo stesso tempo però si deve puntare a non permettere che l’attuale carenza progettuale e politica del centro diventi strutturale.

Lo richiedono i tempi. C’è una responsabilità storica da esercitare di fronte a sfide inedite. Il centro non può rinunciare in partenza, preso da beghe quotidiane e interminabili tra i suoi aspiranti leaders, a definire un progetto di ampio respiro. Un progetto di governo che abbracci i temi della riforma dell’Europa nei termini in cui la indica Mario Draghi, e nei termini richiesti dal nuovo ordine mondiale multipolare; di un nuovo umanesimo come faro rassicurante nell’introduzione delle nuove e incredibili tecnologie; di una transizione ecologica integrale, sociale e ambientale, e tecnologicamente neutra.

Se solo si ponesse maggiore attenzione alla velocità e alla profondità con cui il mondo sta cambiando anziché a piccole illusioni di immediata convenienza, la proposta politica del centro potrebbe rivelarsi molto più significativa agli occhi di un elettorato e di una classe media che avverte tempi di guerra e di drastici cambiamenti ma non con altrettanta chiarezza una guida politica all’altezza di tali processi epocali.

La sola indicazione di costituire una lista comune del centro alle prossime Europee, per quanto importante, rischia di apparire un mero espediente di sopravvivenza politica, se non sarà accompagnata – e siamo ancora in tempo a farlo – da una capacità progettuale adeguata alle sfide del nostro tempo. E anche dalla definizione di un percorso che faccia trasparire il coraggio di affidarsi alla forma partito nell’organizzare il centro, e di affidarsi al “rischio” della democrazia interna al partito.

Quest’ ultimo aspetto è forse quello che più potrebbe contribuire a caratterizzare in senso popolare il centro e attirare l’attenzione di tanti cittadini disponibili all’impegno in un partito che senza riproporre la sterilità di un assemblearismo d’altri tempi, sappia offrire effettivi percorsi di partecipazione e di confronto democratico al proprio interno.