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CHI HA TRESCATO CON PUTIN È COLPEVOLE DI ALTO TRADIMENTO. DUNQUE, PUÒ ESSERE PARTE DI UN FUTURO GOVERNO?

 

Dagli USA giungono informazioni allarmanti. È inevitabile pensare al coinvolgimento di Salvini: il patto con Russia Unita, siglato dalla Lega nel 2017, pesa come un macigno. Guido Crosetto (FdI), a seguito di tali rivelazioni veicolate dal Washington Post, evoca il reato di alto tradimento. E allora, se ciò fosse, come potrebbe il Presidente della Repubblica,  anche nel caso di vittoria della Destra, firmare la nomina di ministri leghisti? Di fatto, con questi interrogativi pesanti, si sono riaperti i giochi della campagna elettorale.

 

Cristian Coriolano

 

La notizia è esplosa come una bomba, a veicolarla è stato l’autorevole Washington Post: dal 2014 la Russia avrebbe speso oltre 300 milioni nel tentativo di condizionare politici e funzionari in una ventina di paesi. È il quadro delineato in un documento del Dipartimento di Stato americano, come riferisce il quotidiano statunitense. L’informativa, firmata dal segretario di Stato Antony Blinken, si basa su informazioni di intelligence in ordine a un disegno dalla Russia mirante alla creazione di una rete di consenso attorno a Mosca. Il documento non cita espressamente gli obiettivi di Mosca, ma precisa – ed è la cosa più importante – che gli Stati Uniti stanno fornendo informazioni classificate ai diversi paesi interessati.

 

La rete allestita da Mosca per sostenere soggetti e cause avrebbe coinvolto think tank in Europa e aziende pubbliche in America Centrale, Asia, Medio Oriente e Nord Africa. Un membro dell’amministrazione Usa ha fatto intendere che il presidente russo Vladimir Putin appare responsabile dell’impiego d’ingenti somme utilizzate “nel tentativo di manipolare le democrazie dall’interno”. Nelle prossime ore i nomi dei Paesi coinvolti dalla pressione di Mosca potrebbero venire fuori e, forse, anche i nomi dei politici a “libro paga”.

 

Interessante, al riguardo, la dichiarazione di Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia: “Dicono che la Russia –   ha scritto in serata su Twitter – abbia finanziato partiti in 20 nazioni, dal 2014, con oltre 300 milioni di dollari. La cosa non mi stupisce perché c’era una tradizione antica da parte loro. Però vorrei sapere i nomi, se esistono, di eventuali beneficiati italiani. Perché è alto tradimento”.

 

L’attacco di Crosetto va letto in profondità. Forse sfugge la pregnanza dell’argomento evocato, giacché va tenuto presente che l’articolo 90 della Costituzione recita testualmente: “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla costituzione”. Ora è del tutto evidente che in presenza di riscontri attendibili un partito oggettivamente coinvolto nelle trame di Mosca, quindi con responsabilità riconducibili alla denuncia di alto tradimento, renderebbe impossibile al Presidente della Repubblica la nomina di ministri indicati proprio da quel partito. Per giunta, l’inquilino del Quirinale si chiama Sergio Mattarella e gli italiani ne conoscono le specchiate virtù di statista profondamente rispettoso dei principi, dei valori e delle regole costituzionali.

 

Il la questione è seria. Il sospetto è che la Lega, avendo firmato il patto di mutua collaborazione a Mosca, il 6 marzo 2017, con Russia Unita (il partito di Putin), sia davvero nell’occhio del ciclone (ammesso che ne sia fuori Berlusconi, fino ad avantieri in felici rapporti con Putin). Ebbene, nel caso di vittoria della Destra, a quale titolo potrebbe entrare Salvini, e con lui gli altri leghisti, in un governo presumibilmente guidato dalla Meloni? E come potrebbe formarsi un governo “organico” allo schieramento maggioritario, dal momento che la presumibile, se non obbligata estromissione della Lega amputerebbe la coalizione dell’apporto necessario a garantire il controllo delle Camere?

 

Di fatto gli interrogativi sulle prospettive del dopo voto introducono gravi fattori di preoccupazione nella fase odierna, ormai prossima alla stretta finale, della campagna elettorale. I giochi, per molti aspetti, si sono riaperti. Se prima l’appello a non disertare le urne poteva suonare retorico, adesso si configura come un richiamo ineludibile al dovere di ogni singolo cittadino di fronte all’interesse superiore della nazione. Non si può lasciare al sospetto e alle minacce, palesi ed occulte, il destino democratico dell’Italia.

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