10.6 C
Roma
sabato, 6 Dicembre, 2025
Home GiornaleChi non sceglie l’Europa, sceglie il declino

Chi non sceglie l’Europa, sceglie il declino

Divisi su politica estera e difesa, i partiti italiani inseguono logiche di corto respiro mentre il mondo cambia. Il vero interesse nazionale? Una scelta europea chiara e condivisa.

LEuropa impreparata al tempo nuovo

L’Europa non è affatto pronta ad affrontare gli scenari globali del nostro tempo.

Non lo è né sul piano tecnologico ed economico, né su quello della politica estera e di difesa.

Alla radice di questo spiazzamento di fronte al futuro — che è già da tempo un presente — vi è il colpevole ritardo nel percorso della sua piena integrazione politico-istituzionale.

Paghiamo il prezzo dell’antico germe nazionalista, che i Padri Fondatori avevano saputo contrastare e portare a fattor comune nella drammatica fase successiva alla seconda guerra mondiale.

Molti, in epoche successive, hanno invece cavalcato questo antico germe per finalità di bottega o per insipienza, indebolendo così anche il valore strategico di scelte importanti e coraggiose pur compiute, come la moneta unica. E favorendo, nel contempo, la disillusione e l’arretramento della pulsione europeista di larga parte del popolo.

Il mondo cambia, gli Stati Uniti pure

A ciò si aggiungono gli effetti della postura radicalmente nuova degli Stati Uniti di Trump, che stanno minando alla radice gli storici legami euro-atlantici, mentre si affacciano, sempre di più, nuovi e spesso inquietanti attori internazionali.

E mentre la concentrazione globale del potere tecnologico ed economico-finanziario sfugge inesorabilmente al presidio democratico e dell’ormai consunto diritto internazionale.

Pensare, in tale quadro, che i singoli Stati europei (da soli o quasi, con alleanze contingenti, prive di comune visione strategica e connotate dalla ricerca di feeling separati con i potenti di turno nel mondo) possano garantire sviluppo, sicurezza, pace e libertà alle future generazioni europee non è solo palesemente irragionevole: è anche un tradimento dei doveri che spettano alla Politica e alle Istituzioni Democratiche.

LItalia di De Gasperi e Spinelli non può tacere

Si pone per il nostro Paese — il Paese di Alcide De Gasperi e di Altiero Spinelli — un problema sotteso dai più, ma in realtà grande come una casa.

Come si può accettare che gli schieramenti politici oggi in campo (quello della Destra al Governo e quello del Campo Largo all’opposizione) pensino semplicemente di potersi blindare in vista delle prossime elezioni, dentro il perimetro sempre più minoritario di elettori votanti, avendo al proprio interno divisioni così radicali proprio sulla prospettiva europea e sulla “politica estera”?

Possono le coalizioni politiche eludere il problema di avere dentro di esse visioni opposte sui temi europei e internazionali?

È anche questione — questa sì — di vero “interesse nazionale”.

La domanda che nessuno vuole fare

Permanendo queste divisioni dentro gli attuali due schieramenti (qualunque dei due vincesse le prossime elezioni), che posizione assumerebbe l’Italia e che messaggio al popolo lancerebbe il Governo di turno nel caso in cui la situazione internazionale dovesse avere sviluppi ancora più drammatici, come purtroppo può accadere?

Possiamo evitare di porci questo problema, che ha molto a che vedere con la nostra sicurezza, la nostra futura prosperità, la tenuta della nostra libertà?

Tutto si può chiedere agli elettori, meno che votino “il meno peggio” a prescindere dalla chiarezza dei suoi intendimenti sull’Europa e sulla politica estera e di difesa.

Vista la situazione generale, questi due temi sono invece oggi fondativi di qualsiasi proposta politica.

Serve una scelta coraggiosa e trasparente

Le forze politiche alternative alla Destra — quelle esistenti e quelle, speriamo, in via di formazione — devono esserne consapevoli e produrre al più presto fatti politici nuovi, coraggiosi e significativi.

Incominciando con il condividere una chiara e radicale opzione europeista, intesa come preambolo irrinunciabile a tutto il resto.

Per la semplice ragione che tutto il resto, per quanto possa corrispondere alle singole e condivise esigenze attuali del popolo italiano, non si può ragionevolmente promettere e men che meno si potrà realizzare fuori da questa opzione e senza questa prospettiva pienamente europea.

Oltre i tatticismi: visione e responsabilità

Anziché congetturare su riforme elettorali “ad usum delfini” — come pare stia accadendo — sarebbe opportuno riaprire la discussione su questo essenziale punto e ridare così alla Politica il senso che essa deve avere, se vuole riconquistare la stima del popolo e riguadagnare la sua missione.

Questo mi pare il primo — radicale e pregiudiziale — punto di una possibile piattaforma nella quale possano riconoscersi tutti quelli che vogliono lavorare, con le diverse loro sensibilità culturali e politiche, per una credibile alternativa a questa Destra, ponendo così al servizio delle nuove generazioni italiane ed europee la loro auspicabile vittoria o la loro eventuale sconfitta alle prossime elezioni.

Talvolta, per vincere bisogna anche mettere nel conto di perdere un giro.

Sempre però con onore, visione di lungo periodo e schiena dritta.