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Cinema, "Non essere cattivo" in sala 10 anni dopo 27-28-29 ottobre

Roma, 23 ott. (askanews) – Dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma, con una proiezione speciale che ha riunito il cast, a dieci anni dall’uscita, torna nelle sale “Non essere cattivo” di Claudio Caligari. L’omaggio del festival al film cult del compianto regista, divenuto simbolo di una generazione, è stata anche un’occasione per ricordare la forza visionaria di Caligari e l’eredità che il suo cinema continua a trasmettere al pubblico di oggi. “Non essere cattivo” sarà nelle sale come evento solo il 27-28-29 ottobre con Adler Entertainment.

Ambientato a Ostia nel ’95, il film racconta di Vittorio (Alessandro Borghi) e Cesare (Luca Marinelli), due ragazzi di borgata, amici da sempre, quasi fratelli, coinvolti in affari illeciti e giri di droga. Le loro vite prendono strade diverse quando uno dei due cerca una normalità. Poi si ritrovano e cercano di aiutarsi anche se il loro passato bussa alla porta, ma non si abbandoneranno grazie a quel legame fortissimo che li unisce.

Caligari, regista di “Amore Tossico” e “L’odore della notte”, è morto nel 2015 a 67 anni dopo una malattia, poco dopo aver finito il film che è stato portato al cinema, fortemente voluto, soprattutto grazie a Valerio Mastandrea. L’attore alla Festa del Cinema ha detto: “Ha insegnato a tutti l’amore per il lavoro che faceva, per il cinema, la sua passione che gli ha forse allungato la vita, ma era una persona normale: le sue fragilità evidenti gli hanno impedito di combattere per il suo cinema, perché era solo. Io l’ho appoggiato sui progetti, ma questo è un mondo in cui se non hai un’autonomia e un’indipendenza e hai una visione di quello che vuoi fare, che non coincide con altri, sei da solo e non ce la fai, devi combattere. Ma non era solo austerità la sua e il finale del film, nel suo intento, doveva far piangere tutti. Lui voleva far emozionare”.

“Ho dei ricordi molto belli – ha detto Alessandro Borghi – nei momenti passati insieme mi ricordo tutto quello che Claudio mi ha detto, cose che hanno avuto un impatto anche sulle scelte che poi ho fatto nella mia carriera. Era una persona che parlava poco ma aveva uno sguardo meraviglioso, in cui c’era anche un prezioso e doveroso giudizio. Per lui c’era la necessità di raccontare storie, il resto veniva dopo”.

E Luca Marinelli ha aggiunto: “Questo film e quello di Mainetti, ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ non dovevano uscire quell’anno, non trovavano produttori, e se non ci fossero stati produttori coraggiosi non li avremmo mai visti al cinema. Penso che ci sia anche una grande svalutazione del pubblico che invece vuole vedere queste storie”.