La celebrazione di un congresso è da sempre un momento fondamentale per un’organizzazione democratica. Si traccia il bilancio del lavoro svolto nel periodo intercorso dal precedente congresso e si progetta il futuro politico e organizzativo e, nel caso di una confederazione di categorie rappresentative del mondo del lavoro, anche quello sindacale, sociale e culturale.
Sulla base di queste prospettive assisteremo con molto interesse, attenzione e passione personale al dibattito e alle conclusioni del XX Congresso confederale della Cisl, che si svolgerà a Roma da domani fino al 19 luglio.
Ci attendiamo molto da questa assise; speriamo in un dibattito trasparente e libero, che vada oltre le indicazioni “storiche” – e anche scontate – su autonomia, contrattazione e partecipazione.
Una crisi di autonomia
È innegabile che la Cisl, negli ultimi anni, abbia subito una chiara inversione di tendenza proprio su alcuni dei valori fondanti precedentemente citati.
Pur ritenendo essenziale la distinzione dalle logiche e dalle aspirazioni politiche del leader della Cgil, dobbiamo però prendere atto che anche la Cisl, nel quadriennio di Sbarra, abbia liquidato la strutturalità della sua storica autonomia, privilegiando palesemente le relazioni con il Governo Meloni e con i partiti del centrodestra.
Il logoramento dei rapporti unitari (non soltanto con la Cgil), l’avvicinamento al sindacalismo autonomo, le ovazioni alla Presidente del Consiglio nella giornata di saluto di Sbarra alla Cisl, le continue distinzioni anche su temi come la sicurezza sui posti di lavoro – che avrebbero dovuto segnare momenti di condivisione unitaria, come nel caso dello sciopero impedito dopo l’incidente alla diga di Suviana – e infine la nomina di Sbarra a Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, sono la conferma di quanto da noi evidenziato.
La qualità dei dirigenti e la deriva della cooptazione
Altro tema delicato è quello della formazione dei gruppi dirigenti, sempre più fondata su logiche di fedeltà (la lealtà politica all’organizzazione è altra cosa) e non sulla qualità espressa nella quotidianità.
Tutto ciò incide profondamente anche sulla contrattazione stessa. Dopo l’accordo del 2009 sugli assetti contrattuali e il successivo accordo del 2018 – enfaticamente definito “patto della fabbrica” – quali sono state le innovazioni promosse dalla Cisl nei contenuti negoziali di primo e secondo livello?
Non basta rivendicare gli esiti positivi di alcune vertenze contrattuali o l’approvazione di una legge “soft” sulla partecipazione: le trasformazioni in corso richiedono visione e idee nuove.
Dalla tradizione all’inazione
La Cisl ha perso le caratteristiche di un’organizzazione capace di anticipare i tempi, di proporre modelli innovativi rispetto all’esistente – e ne abbiamo citati molti nei nostri articoli precedenti.
Basta osservare i vertici delle categorie e delle unioni regionali per riscontrare un calo oggettivo del livello di competenza. Ci sono ancora dirigenti validi, ma se continuerà il metodo di selezione adottato nel recente passato, questi saranno costretti a defilarsi invece di contribuire al dibattito democratico.
Una proposta per il rinnovamento
La Segretaria generale, Daniela Fumarola, ha tracciato in una recente intervista pubblicata su Il Progetto (storico periodico della Cisl) un percorso valoriale, ricostruendo la sua storia personale e individuando alcuni aspetti programmatici, per ora limitati ai titoli e ancora privi di contenuti sostanziali.
Apprezziamo comunque lo sforzo e attendiamo segnali di discontinuità rispetto al recente passato. Sosterremo con convinzione tutte le iniziative in questa direzione.
Due sono le esigenze strutturali più urgenti:
- il rinnovamento radicale dei gruppi dirigenti di alcune categorie e unioni territoriali, oggi ridotti a strumenti di rendita personale;
- la costituzione di un pensatoio culturale e tecnico, capace di elaborare proposte in campo economico e sociale.
Solo così la Cisl potrà recuperare il ruolo costruito nella sua storia, tornando visibile attraverso idee e contenuti. Solo così potrà dialogare con autorevolezza con i poteri pubblici e privati, dall’alto della qualità delle proprie proposte.