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martedì, Febbraio 11, 2025
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Colf filippine in Corea del Sud: luci e ombre del programma di Seoul.

In accordo con il governo di Manila, 100 donne filippine sono state inviate in 169 nuclei familiari appositamente selezionati. Problemi? Superlavoro per le lavoratrici, costi troppo alti per le famiglie.

Due donne filippine assunte come collaboratrici domestiche nell’ambito di un programma internazionale e che erano fuggite dalle case sudcoreane di Seoul in cui erano impiegate, sono state ritrovate nei giorni scorsi a Busan. Le due donne erano scomparse dal quartiere di Gangnam-gu il 15 settembre. 

La settimana scorsa, un rappresentante del Dipartimento dei lavoratori migranti delle Filippine, Bernard Olalia, ha raccontato che le due donne si sentivano in difficoltà per “eccessi di lavoro e sorveglianza”, aggiungendo che sono state ritrovate il 4 ottobre dopo essere state assunte come addette alle pulizie. “È lì che sono state arrestate, con il loro nuovo datore di lavoro. Sono state portate all’autorità per l’immigrazione di Busan”, ha spiegato Olalia.

Le due donne si trovavano in una struttura di accoglienza nel quartiere di Yeonje-gu, hanno inoltre specificato i media sudcoreani. Le autorità filippine hanno continuato dicendo che in caso di espulsione (come ha inteso di voler procedere il ministero della Giustizia della Corea del Sud) le due collaboratrici riceveranno dal governo l’assistenza legale e finanziaria necessaria. 

L’amministrazione metropolitana di Seoul aveva avviato il progetto pilota a inizio agosto, prendendo a modello politiche già attive a Singapore e Hong Kong. È stato inizialmente concepito per una durata di sei mesi per poi essere esteso, l’anno prossimo, a tutta la Corea del Sud, portando il numero di lavoratrici filippine a 500 nel 2025 e a 1.000 entro il 2028, nel tentativo di fornire assistenza a basso costo alle famiglie e ridurre la crisi demografica del Paese, considerata una vera e propria emergenza nazionale.

In accordo con il governo di Manila, 100 donne filippine tra i 25 e i 38 anni sono state inviate in 169 nuclei familiari (priorità è stata data a famiglie con più bambini a doppio reddito o situazioni monoparentali) appositamente selezionati dalle autorità metropolitane. 

Il programma ha finora mostrato luci e ombre. Oltre 20 famiglie si sono ritirate, citando questioni legate agli orari. Anche le lavoratrici filippine, in specifiche riunioni organizzate dalla città di Seoul hanno messo in luce una serie di problemi, tra cui l’obbligo di coprifuoco, che imponeva alle collaboratrici di tornare nei propri alloggi entro le 22, malgrado la distanza delle case delle famiglie, che costringono a lunghi viaggi in treno, soprattutto per chi lavora per più di un’abitazione, impedendo di tornare negli alloggi a riposarsi.

 

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https://www.asianews.it/notizie-it/Seoul:-due-lavoratrici-filippine-scappano-dal-programma-coreano-per-le-colf-61709.html