L’arte della politica, non sono certo io a doverla rammentare a chi la pratica quotidianamente nell’interesse del Paese ma talvolta vale la pena ricordare come occorra mettere da parte la propria visione e le proprie convinzioni partitiche, per facilitare una convergenza verso una nuova visione, più ampia, che conduca verso la migliore soluzione nell’interesse della collettività. Ebbene ieri, in un Paese che oramai comunica via social, ho assistito con piacere al formarsi di una “nuova convergenza” nell’interesse dei Caregiver Familiari.
Il termine “Familiari” è sempre necessario (affinché non si confondano con Colf e Badanti) ed indica, come prevede la legge, coloro che assistono il congiunto con disabilità grave h24 e che, come se non bastassero le già costanti difficolta della loro vita, in questo periodo di emergenza sanitaria si trovano ad essere doppiamente discriminati: sono già posti agli arresti domiciliari dal loro ruolo di cura ed ora sono stati, ancora una volta, dimenticati dal Governo che, in un primo tempo aveva paventato una seppur minima tutela economica nel decreto Cura Italia, poi scomparsa. Per il Governo del “nessuno sarà lasciato solo” alla prova dei fatti i Caregiver Familiari sono stati letteralmente lasciati soli, a differenza di altre categorie messe in crisi dalle misure governative anti contagio, adottate tardivamente, che tuttavia vedono – per ora solo sulla carta – un minimo di ristoro dal danno, con un bonus di 600 euro mensili. Ma cosa è successo ieri che mi porta a parlare di “nuova convergenza”? Semplice, tra i 1126 emendamenti presentati al Cura Italia ne balzano agli occhi almeno due di reale interesse per i Caregiver Familiari.
Il primo, il 24.0.1 a firma della Sen. Guidolin del M5S, che nel rendere alternativa la misura dei 12 giorni di congedo, in aggiunta a quelli già concessi ai sensi dell’art. 33 comma 3 della legge 104/92, ad un bonus da 600 euro complessivi da usare per acquisti di servizi domiciliari, commette l’errore di utilizzare 5 milioni presi dal Fondo per il sostegno e la valorizzazione del lavoro di cura svolto dai Caregiver Familiari. Fondo che, in mancanza di una legge che ne ripartisca le risorse tra gli aventi diritto in forma di aiuto economico diretto, ha nel frattempo accumulato la bella cifra di 75 milioni di euro dal 2018 e potrebbe dare una mano a circa 65 mila famiglie. Quel fondo in effetti non può e non deve essere utilizzato, nemmeno in questa situazione di emergenza, per finanziare misure non conformi alla volontà del legislatore che lo ha istituito. Sul punto ieri vi è stata una levata di scudi prima alla Vice Presidente della Camera On. Carfagna che nel rimarcare come “I caregiver familiari e i loro cari che hanno bisogno di assistenza sono i grandi esclusi dal dl Cura Italia” ha evidenziato come “un emendamento al dl (ndr Cura Italia) a firma M5S, che pur avendo una finalità giusta, ha una copertura sbagliata: 5 milioni presi dal fondo caregiver” ed ha fatto appello al Ministro Elena Bonetti affinché “intervenga per andare in soccorso di queste persone che dedicano la loro esistenza a chi senza di loro non avrebbe una vita”. A stretto giro è intervenuto anche il Sen. Andrea Cangini che ha presentato l’emendamento 30.0.2 finalizzato a corrispondere un bonus da 600 euro al mese , per i mesi di marzo e aprile, al parti di tutti gli altri soggetti tutelati dal Governo nel Cura Italia, anche ai Caregiver Familiari.
Cangini, che non esita ad etichettare il tentativo dei M5S come “Uno scippo che prelude a una guerra tra poveri.” si auspica invece con riguardo al proprio emendamento 30.0.2 “che tutte le forze politiche siano pronte a farlo proprio”. In serata il Ministro delle Pari Opportunità e della Famiglia Elena Bonetti, chiude al Movimento 5 Stelle e da ragione a Mara Carfagna con un lapidario “Ha ragione Mara Carfagna. Il fondo caregiver deve essere utilizzato per le finalità per cui è stato costituito.”. Adesso si auspica che la “nuova convergenza” del Ministro Bonetti , che ha dimostrato di saper superare ogni barriera ideologica per il bene del Paese e dei Caregiver Familiari, porti, come accadde nel 2017 con l’emendamento 30.0.2 che riconosceva per la prima volta in Italia figura giuridica del caregiver familiare ed istituiva il Fondo (da notare la coincidenza con il numero dell’emendamento di Andrea Cangini) ad una larga convergenza per l’approvazione dell’emendamento 30.0.2 a firma di Andrea Cangini.
Una ultima nota, che è una speranza: nel 2017 l’emendamento 30.0.2 a prima firma Laura Bignami, passò con 165 firme con i Senatori che facevano la fila in Commissione Bilancio per sottoscriverlo, fu un record nella storia del Senato della Repubblica, forse questa volta si riuscirà fare di meglio? Speriamo per il Paese e per i Caregiver familiari che così scopriranno di non essere stati lasciati soli, almeno dal Parlamento.