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domenica, 4 Maggio, 2025
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Conclave, prosegue il toto Papa. Effetto Trump al contrario?

Città del Vaticano, 3 mag. (askanews) – Si sa che lo sport preferito nel tempo del pre-Conclave e dell’elezione del nuovo Romano Pontefice è il “borsino” dei papabili. Un riempitivo per quanti, media in testa, in attesa di un nome si concentrano su ipotesi, congetture e ragionamenti di geo-ecclesiologia mutevoli come le nuvole sull’Atlantico. Questo Conclave non fa eccezione, anzi, per la composizione e l’ampliamento del collegio cardinalizio, la struttura geografica molto più ampia rispetto al passato per volere di Papa Francesco, con una forte propensione a spostare l’asse cartesiano fuori dal mondo Occidentale, le nuove crisi che il mondo propone (in primis una “guerra mondiale a pezzi”) l’incertezza sembra essere cresciuta. Nella Sistina dal 7 maggio prossimo il cosiddetto fronte progressista e quello conservatore all’interno della Chiesa cattolica si sveleranno e misureranno il loro peso anche se su Roma sembra essere piombato anche un altro effetto, per certi versi imprevedibile, che soffia forte dall’altra parte dell’Oceano: è che ha un nome e un volto: quello di Donald Trump, soprattutto se vestito in abiti papali e se ha dichiarato di non disdegnare di avere anche quella investitura. In verità il mondo che gira intorno a lui, tra preghiere e predicatori tv aveva già cercato di intestarsi l’investitura dall’Alto, rinverdendo prassi che sembravano ormai sepolte. Anche l’eco di tutto ciò è entrato nelle discussioni dei 128 cardinali per ora giunti a Roma? Sicuramente sì se è vero che anche oggi tra i temi in discussione c’è stato quello dei rapporti tra Chiesa e mondo e della sua missione per promuovere la fraternità tra popoli e persone. Alcuni osservatori si sono spinti a non escludere un effetto-Trump al contrario sui lavori delle Congregazioni generali, che di fatto delineano strade ed anche una rosa di nomi. Cioè implosivo nel già non compatto e apparentemente non maggioritario fronte dei conservatori che può contare su buona parte dell’episcopato statunitense, di più di un porporato africano e di adesioni sparse e “trasversali”. Insomma un’onda lunga partita da paesi come il Canada e l’Australia e che sembra non arrestarsi fino ad arrivare oltre le sponde del Tevere. Oggi sull’argomento in Vaticano ci sono state bocche cucite a tutti i livelli con lo stesso Bruni che non ha proferito verbo interrogato sempre dai giornalisti. Nello specifico, si intuisce, per la Chiesa cattolica una linea di prosecuzione con quella del pontificato appena concluso, proporrebbe la irripetibile occasione di presentarsi come l’unica forza morale, culturale e valoriale (anche per i non credenti) in grado di fare da controaltare a nazionalismi, polarizzazione e svuotamento di elementi di umanesimo e solidarietà nelle società. E questo, si diceva, restando fedeli alla linea tracciata da un Papa, Francesco, la cui popolarità e profondità del messaggio si sta cogliendo proprio in questi giorni dopo la sua morte. Un Papa il cui spirito resta ben piantato tra molti cardinali. Tra i temi affrontati nella odierna nona Congregazione generale, ha riferito, infatti, il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni oltre al ricordo grato del magistero di Papa Francesco si è sottolineato “che i processi avviati sotto il suo pontificato” vanno proseguiti e “custoditi”. Mentre è stato ricordato lo sforzo del “Pontefice per la causa della pace, e il valore dell’educazione come strumento di trasformazione e speranza” nonché il “desiderio che il prossimo Papa abbia uno spirito profetico, capace di guidare una Chiesa che non si richiuda su sé stessa, ma sappia uscire e portare luce a un mondo segnato da disperazione”. Malgrado ciò un nome sembra ancora non emergere con forza tra i 128 porporati elettori a Roma. Lo ha fatto intendere con chiarezza l’ex prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, il cardinale Claudio Gugerotti che sempre oggi ha voluto rispondere ai giornalisti che lo assediavano una volta uscito dalla riunione in Vaticano, facendo uso di una immagine “verde”. Il porporato, a chi gli chiedeva come si sentisse e che clima si respirava tra i cardinali, ha infatti risposto: “Siamo dei fiori… Un pò da innaffiare, ma siamo dei fiori”.

Altra domanda è stata se questi fiori sbocceranno già mercoledì 7 maggio, giorno di inizio Conclave. “E come si fa?”, è stata la sua risposta, e nei giorni successivi, come giovedì o venerdì? È stata l’altra domanda. “Da dopo mercoledì che deve sbocciare. – la sua pronta risposta – Lo Spirito Santo fa tanti scherzi… Ma serve tanta acqua….” ha, quindi, concluso facendo capire che al momento non c’è un nome e non ci sono tempi.