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martedì, 6 Maggio, 2025
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Conclave, settimana decisiva. Mercoledì l'"extra omnes"

Città del Vaticano, 5 mag. (askanews) – Quella appena iniziata è la settimana decisiva che potrebbe portare all’elezione del nuovo Romano Pontefice. La giornata di domani, dopo le due riunioni odierne, vedrà, infatti, la conclusione dei lavori delle Congregazioni generali, gli incontri dei cardinali che si stanno svolgendo nell’Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano dove, in realtà, si fanno i veri giochi per l’elezione del pontefice con uno scambio franco di vedute e una conoscenza reciproca tra i porporati aumentati di numero rispetto al passato e che spesso non si conoscono neppure. A spiegare oggi lo stato dell’arte sono stati alcuni cardinali che, parlando con i giornalisti, come il caso del Patriarca di Baghdad dei Caldei, Louis Raphael I Sako, si sono detti certi di tempi brevi per la scelta, addirittura preconizzando per venerdì l’attesa fumata bianca. Il porporato ha poi definito la discussione che si sta svolgendo “ricca e senza tensioni. Si parla soprattutto delle qualità che il nuovo pontefice dovrà avere ed anche della sua competenza”, ha concluso, puntualizzando che al momento “si parla della persona e non certo della sua nazionalità”.

Discussioni che, comunque, da quanto trapela, stanno entrando sempre più nel vivo. Tra i cardinali, anche nella riunione odierna della Congregazione, la decima, si è discusso, tra l’altro, è stato riferito dal direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni del “volto che il Vangelo deve avere nel mondo di oggi e di come ciò sia anche una chiamata alla responsabilità” dei credenti.

Rievocando la preghiera durante il periodo del Covid, è stato poi aggiunto che questa rappresenta una “porta aperta alla speranza anche nella paura”. Sopratutto nella giornata odierna si è poi parlato del profilo del prossimo Papa, con molti cardinali “che si attendono la figura di un papa che sia presente e vicino. Una porta di accesso alla comunone e all’unità, soprattutto in un mondo nel quale l’ordine mondiale è in crisi”, insomma “un pastore vicino agli uomini”. E’ stata, quindi citata “la sfida della trasmissione della fede, quella della cura del creato e quella della guerra in un mondo frammentato”, con un occhio “preoccupato per le divisioni nella chiesa”.

Questo il percorso di avvicinamento al 7 maggio, data fissata per l’inzio del Conclave. Le modalità del suo svolgimento sono stabilite nella Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis” di Giovanni Paolo II del 1996, poi aggiornata nel 2013 da Benedetto XVI pochi giorni prima della rinuncia. Una giornata che sarà scandita la mattina alle ore 10 dalla Messa votiva “pro eligendo Papa”. Nel pomeriggio dello stesso giorno, dalla Cappella Paolina del Palazzo Apostolico i cardinali si recheranno in solenne processione, invocando col canto del “Veni Creator” l’assistenza dello Spirito Santo, alla Cappella Sistina, dove si svolgerà l’elezione, un luogo che resterà “assolutamente riservato fino alla avvenuta elezione”. In particolare – recita la Costituzione Apostolica – si dovranno fare “accurati e severi controlli, anche con l’ausilio di persone di sicura fede e provata capacità tecnica”, perché nella Cappella Sistina “non siano subdolamente installati mezzi audiovisivi di riproduzione e trasmissione all’esterno”.

Giunti nella Cappella Sistina, i Cardinali elettori emetteranno il giuramento. Quindi il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie intimerà l’extra omnes e gli estranei al Conclave dovranno lasciare la Cappella Sistina. Il Cardinale Decano o il Cardinale primo degli altri per Ordine ed anzianità, pronunzierà la formula di giuramento; quindi i singoli Cardinali elettori, secondo l’ordine di precedenza, presteranno giuramento. Se a giudizio della maggioranza degli elettori nulla impedisce che si proceda alle operazioni dell’elezione, si passerà immediatamente ad esse.

Subito dopo ogni voto, tutte le schede utilizzate verranno bruciate in un’apposita stufa montata nella Cappella Sistina, il cui comignolo è ben visibile da Piazza San Pietro. E’ una tradizione che risale all’Ottocento e che serve a comunicare l’esito degli scrutini per l’elezione del nuovo Papa: la fumata nera indica la mancata elezione, quella bianca invece l’avvenuta elezione, con i colori che vengono generati aggiungendo all’interno vari elementi chimici.