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giovedì, 29 Maggio, 2025
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Confindustria, Orsini lancia piano straordinario: agire su costi energia

Roma, 27 mag. (askanews) – In Italia e in Europa è tempo di “responsabilità, coraggio e determinazione”. Il rischio concreto della deindustrializzazione, “aggravato dalla guerra dei dazi” e “alimentato da un pregiudizio anti-industriale”, va affrontato subito con un “piano industriale straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale”. La crescita deve essere l’obiettivo comune e per questo, nel nostro Paese, bisogna disegnare “un patto nuovo” tra forze politiche e sociali.

In occasione dell’assemblea annuale di Confindustria, quest’anno a Bologna e non come da tradizione a Roma, il presidente Emanuele Orsini indica la strada da seguire per affrontare le difficoltà che Italia ed Europa stanno vivendo. In prima fila ad ascoltarlo, nella sala del Teatro EuropAditorium, la premier Giorgia Meloni e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Presenti anche diversi esponenti del governo, del mondo politico, industriale e sindacale.

Orsini mette in fila, uno dopo l’altro, tutti i problemi italiani ed europei, sottolineando, in primis, che “le guerre commerciali tra alleati sono dannose e incomprensibili”. Guardando in casa solleva il tema dei costi dell’energia da affrontare “con urgenza” perchè rappresentano “un vero dramma che si compie ogni giorno: per le famiglie, le imprese e l’Italia intera”. Una situazione che definisce ormai “insostenibile”.

La bassa competitività preoccupa il presidente di Confindustria che chiede “un cambio di marcia” perchè “al netto dell’effetto dei dazi, dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza”. Troppi ostacoli frenano la crescita: dal fisco alla burocrazia fino ai sovraccosti energetici. Orsini chiama tutti a fare la propria parte: “Industria e servizi, istituzioni e partiti, di maggioranza e di opposizione, forze sociali e sindacati” insieme per “vero piano industriale straordinario per l’Italia”. Bisogna agire in fretta, con “scelte forti”, per “aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione con gli investimenti e la semplificazione”.

Anche perchè l’Italia è esposta “al rischio di un nuovo triplo shock: la caduta della domanda statunitense; la frenata della domanda globale; la possibile crisi finanziaria, con ripercussioni su Pil, investimenti, occupazione e debito”. La ricetta proposta da Orsini al governo prevede tutta una serie di misure: rilanciare gli investimenti puntando anche sull’Ires premiale, accelerare il ritorno al nucleare con i piccoli reattori modulari, supportare le imprese delle filiere più in difficoltà, come l’automotive, abbattere le tasse su tutti i premi di produttività, facendo lo stesso per i contratti aziendali e territoriali. L’obiettivo, rimarca il presidente di Confindustria, è “ambizioso” ed è quello di raggiungere “almeno il 2% di crescita del Pil nel prossimo triennio, da consolidare e aumentare nel tempo”.

Sul fronte della sicurezza sul lavoro, prosegue, è “fondamentale” un accordo tra governo, aziende e sindacati “affinché tutte le imprese siano spinte ad investire di più in formazione e prevenzione, usando anche l’avanzo Inail che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro ogni anno versati dalle imprese. Non smetterò mai di dire che ogni morte sul lavoro è un fallimento per tutti”.

Orsini si rivolge poi a Cgil, Cisl e Uil, i cui rispettivi segretari generali (Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri) sono seduti in platea uno vicino all’altro. Parla di salari, “problema nazionale”, e della possibilità di farli crescere anche attraverso i “contratti di produttività aziendali”. Esorta le tre confederazioni ad affrontare “insieme” la battaglia contro i contratti pirata e quella per una maggiore rappresentatività di imprese e sindacati che firmano i contratti di lavoro. “I contratti sani”, aggiunge.

Gli imprenditori sollecitano le istituzioni europee a cambiare rotta su alcune scelte, a partire dal green deal, che stanno presentando all’industria un “conto pesantissimo”. In particolare Orsini auspica un “radicale mutamento di impostazione” nel settore dell’auto, la cui competitività risulta indebolita mettendo a rischio “centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Il piano di investimenti industriali tedeschi è “un’opportunità per rafforzare le interconnessioni tra filiere italiane e tedesche – osserva – in tema di veicoli la nuova commissione europea ha finora adottato misure blande: ha solo diluito le multe ai produttori, quando invece avrebbe dovuto azzerarle. Ma sta lasciando immutata la data del 2035 per lo stop al motore endotermico”.

Quanto al capitolo dazi, il leader di Confindustria si dice consapevole che l’Europa “debba spendere di più e meglio per la propria difesa”. Ma la guerra commerciale “va affrontata con la stessa determinazione e con investimenti straordinari altrettanto necessari”. Bisogna lavorare seriamente “alla creazione del Mercato Unico degli investimenti e dei risparmi, a maggior ragione visto che oggi importanti flussi finanziari potrebbero abbandonare gli Stati Uniti”. In questo quadro anche la Bce “deve avere più coraggio sia sul fronte dei tassi d’interesse, sia su quello dei requisiti patrimoniali bancari, che oggi sono molto più rigidi rispetto a quelli in vigore negli Stati Uniti e in Cina”.