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Consiglio europeo al buio sull’Ucraina. I dubbi di Meloni sull’uso degli asset russi

Bruxelles, 16 dic. (askanews) – Sul finanziamento all’Ucraina e l’eventuale utilizzo degli asset russi non ci sarà un rinvio: al Consiglio europeo che si apre giovedì “andrà presa una decisione”, per quanto riguarda la direzione da prendere. E’ quanto ribadiscono fonti europee, mentre proseguono i contatti del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen per trovare una soluzione.

Ieri, al termine dell’incontro di Berlino, Costa, Von der Leyen e altri leader europei (la danese Frederiksen, il finlandese Stubb, il francese Macron, il tedesco Merz, Meloni, l’olandese Schoof, il norvegese Store, il polacco Tusk, lo svedese Kristersson e il britannico Starmer) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui salutano i “significativi progressi” fatti da Donald Trump nella ricerca della pace allo stesso tempo riaffermando il “forte supporto” a Kiev nella guerra contro “l’invasione illegale” della Russia. In realtà il giudizio sull’andamento dei negoziati sembra essere stato improntato a un eccesso di ottimismo. Ma soprattutto l’Europa, nei prossimi giorni, si trova a dover affrontare il problema tutto interno su come proseguire il sostegno.

Per finanziare l’Ucraina, al momento le ipotesi sul tavolo sono due, ma solo teoricamente. La prima è quella del prestito di riparazione basato sugli asset russi congelati (ora a tempo indeterminato, dopo la decisione presa dai paesi Ue a maggioranza qualificata la settimana scorsa), mentre la seconda è quella del ricorso al debito comune con garanzie dal bilancio Ue.

Quest’ultima soluzione richiede l’unanimità – ed è “chiaro che non c’è”, ammettono le fonti – mentre per la prima basta la maggioranza qualificata, e dunque è l’unica che appare realmente percorribile. Ma anche in questo caso non è facile trovare i voti necessari. Dando per scontato il no dell’Ungheria e non escludendo anche quello della Slovacchia, altri Paesi (Italia compresa) hanno avanzato forti dubbi.

Al momento di votare la conferma del congelamento degli asset a tempo indeterminato, Giorgia Meloni, il premier belga Bart De Wever e i colleghi di Malta e Bulgaria hanno messo per iscritto in una lettera le loro perplessità. La presidente del Consiglio ha fatto sapere di aver dato il suo via libera, in questo caso specifico, “perché non vi siano dubbi sul proprio sostegno all’Ucraina”. Ma ha precisato comunque che l’approvazione non vuol dire “pregiudicare in alcun caso la decisione sull’eventuale utilizzo dei beni immobilizzati russi”, che dovrà essere discussa ed eventualmente adottata successivamente.

Per De Wever i dubbi sono molto concreti: la finanziaria belga Euroclear detiene il 90% (185 miliardi) degli asset di Mosca, che ha già annunciato ‘rappresaglie’. Meloni, da parte sua, teme eventuali problemi per le aziende italiane in Russia, pressata su questo punto da Matteo Salvini, che ha anche ricevuto per alcune sue posizioni i complimenti della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Certo non una ‘medaglia’ da sfoggiare a Bruxelles.

E forse la presidente del Consiglio non vuole mettersi in rotta di collisione con Donald Trump, contrario all’impiego dei fondi bloccati per sostenere Kiev. Cosa farà dunque alla fine la premier resta tutto da vedere. La decisione – evidenziano le fonti – “spetta ai leader” che “riconoscono la posta in gioco per il Belgio” e la necessità della “condivisione di qualsiasi rischio o costo derivante da questa soluzione con il Belgio”.

Quindi al momento Costa non ha in mano una soluzione pronta, tanto che non è escluso che il Consiglio europeo vada lungo. Attualmente è in agenda il 18 e il 19, e solitamente il portoghese tenta di chiudere i lavori il primo giorno, ma questa volta appare molto difficile che ci riesca: “Durerà – concludono le fonti – il tempo necessario a prendere una decisione”.